venerdì

Il Sogno del Minotauro

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C’era il pasto, a scadenze regolari, ma durava un attimo e urlava di terrore.
Il resto del tempo del Minotauro, nella sua prigione-chiocciola, erano giorni infiniti, notti interminabili.
Lui si stordiva con i sogni.
Nei sogni del Minotauro i muri cadevano, i fili si spezzavano — nessuna regina si cambiava in vacca.

Una volta il Minotauro sognò un mondo senza mostri: guardava in basso e le braccia e le gambe non avevano più dita.
Zampe potenti e zoccoli.
Zoccoli per martellare il mondo.
Fece il suo ingresso fieramente, con spavalderia. Tutt’attorno mille teste e mille voci gridavano insulti, acclamazioni — applaudivano, benedicevano gli dèi e li bestemmiavano.
Non le ascoltava.
Assaporò il sole caldo sulla pelle, i riflessi dei raggi nello specchio sminuzzato della polvere. Galoppò con frenesia fino al centro esatto dell’anfiteatro. Si bloccò lì, respirò le costellazioni che si congiungevano sopra le sue corna, rese grazie al Cielo. Niente più rancori — niente più memoria. Il cuore gli scoppiava dalla gioia. Era bellissimo.
Poi d’improvviso, con la coda dell’occhio, vide un movimento.
E un bagliore di metallo.
E sentì un fuoco che gli incideva il dorso.
E annusò l’odore acre, disgustoso, del suo stesso sangue.
Di colpo, come in un secondo labirinto, si scoprì esausto, col corpo gonfio e avvelenato di ingiustizia.
Poi sfolgorò un Teseo vermiglio — che lui sapeva uguale a tutti gli altri, letale e ingannatore come tutti gli altri.
E allora — precisamente allora — il sogno del Minotauro terminò.


Stefano Valente, Il Sogno del Minotauro

Con questo racconto si apre un nuovo spazio della mente e della parola: vai a Il Sogno del Minotauro

martedì

I problemi dell'Italia non finiranno con Berlusconi

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(Clicca sull'immagine per il Generatore di frullati di sinapsi)

«Un severo editoriale sul Financial Times di oggi analizza impietosamente la situazione politica dell’Italia. Scrive Geoff Andrews: “Le ormai quotidiane rivelazioni a proposito di Silvio Berlusconi e della sua vita sessuale ci forniscono l’imagine di un leader inadatto al governo di un paese. Ma i problemi fondamentali, le cause del declino italiano potrebbero non trovare rimedio quando Berlusconi lascerà il governo. Il problema centrale del paese è l’estensione della corruzione nei vari livelli di governo, la mancanza di trasparenza e responsabilità, la vasta cultura dell’illegalità che attraversa la politica e la società italiana: dall’evasione fiscale al coinvolgimento della mafia in affari di ogni genere, dalla ricostruzione dell’Abruzzo alle partite del campionato di calcio”.

Secondo Andrews ci sono due ragioni fondamentali per cui questa situazione potrebbe continuare a lungo. “In primo luogo, il fatto che il regime di Berlusconi è costruito su un impero mediatico che include anche il controllo della tv di stato, che infatti non ha coperto in alcun modo lo scandalo sessuale che lo ha coinvolto. In secondo luogo, il fallimento del sistema politico italiano di riformarsi e rinnovarsi all’indomani di Tangentopoli, specie per quel che riguarda la sinistra italiana, che ha attraversato una severa crisi d’identità e non è riuscita a sviluppare la proposta che richiedeva quel tipo di fase storica”.

“Per questo, anche quando Berlusconi lascerà la politica italiana - e non c’è ragione di pensare che si tratti di una cosa imminente, tutt’altro - ci sono poche speranze che si trovi quel clima di intesa e collaborazione necessaria a introdurre una nuova legge elettorale e dare al paese maggiore senso di responsabilità, maggiore indipendenza nei mezzi di comunicazione, maggiore concorrenza nei mercati. La condanna internazionale nei confronti del comportamento del premier ha acceso un piccolo barlume di autocritica. Vedremo se in futuro seguiranno un’introspezione più profonda, o una spinta verso un nuovo spirito di riforma”.»

L’attacco del Financial Times (da Internazionale.it, 31 luglio 2009)

lunedì

Da «L'Osservatore Romano»

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(Perugino, Consegna delle chiavi, 1481-1482)


Agli inizi della nostra Era, le chiavi di San Pietro andarono smarrite nei suburbi dell'Impero Romano. Si supplica la persona che le dovesse trovare di aver la bontà di restituirle immediatamente al Papa regnante, visto che da più di quindici secoli non è stato possibile forzare le porte del Regno dei Cieli con il grimaldello.


Juan José Arreola (1918-2001), De L'Osservatore

giovedì

TRON — Legacy

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Il ritorno di TRON — il video qui

Il banchiere di Dio

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«Londra, 17 giugno 1982. La polizia scopre il cadavere di un uomo di una sessantina d’anni. Impiccato ad un’impalcatura sotto il ponte di Blackfriars, con indosso un vestito di buon taglio, ha 7.400 sterline nelle tasche e un passaporto a nome di Gian Roberto Calvini. La polizia fa in fretta ad identificarlo. Si tratta infatti di Roberto Calvi, l’ex presidente del banco Ambrosiano di Milano, in fuga dal 12 giugno e ricercato dalla polizia di tutta Europa. Si chiude così uno dei più grandi scandali finanziari della Storia d’Italia. Una vicenda che è lontana dall’averci rivelato tutti i suoi segreti. Suicidio di un uomo logorato e braccato? O assassinio? Molto presto si delinea l’idea che Roberto Calvi sia in realtà stato liquidato per impedirgli di parlare. Ma da chi? Dal Vaticano, legato al banchiere da legami tanto sulfurei quanto oscuri? Dalla Mafia, di cui il banco Ambrosiano gestiva i fondi? Dalla loggia P2, questo vero e proprio Stato nello Stato e di cui il defunto conosceva quasi tutti i segreti? Dai servizi segreti italiani? Nell’ottobre 2005, durante un nuovo processo organizzato da Roma nel quale è implicato Licio Gelli, l’ex “gran maestro” della loggia P2, la Giustizia riconosce che Calvi è stato assassinato, probabilmente attraverso un accordo con la Mafia, “per impedire un potere ricattatorio verso i referenti politico-istituzionali della massoneria, della loggia P2 e dello IOR [la banca del Vaticano] di cui aveva gestito alcuni investimenti”. Cinque persone sono accusate tra cui un ex-cassiere della Mafia. Una vera e propria coalizione d’interessi oscuri destinati a far tacere un uomo divenuto all’improvviso pericoloso...»

Tratto da Roberto Calvi — scheda di Tristan Gaston-Breton per Les Echos.fr (tradotto da Italia dall'estero.info): leggi tutto

mercoledì

Quartiere pericoloso

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(Immagine: Justin Aerni)


Sei molto nervosa e affretti il passo guardando di sottecchi a entrambi i lati del vicolo... Ombre, mormorii, respiri soffocati e uno schiocco misterioso. Dietro le finestre intuisci varie paia d'occhi sbarrati. Decidi che questo quartiere è molto pericoloso e allora nascondi le tue quattro teste, riavvolgi la tua coda, apri le tue dieci paia d'ali e te ne vai via volando verso strade meglio illuminate.


Nina Femat, Barrio peligroso

(Tradotto da El callejón de la carne)

martedì

Bambini-fantasma

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«... A lanciare l’allarme sull’impossibilità per i genitori clandestini di riconoscere i propri figli al momento della nascita è stato Giovanni Daveti, il funzionario responsabile per gli affari che riguardano la comunità cinese per la prefettura di Prato. “Nel pacchetto sicurezza – ha detto Daveti – è inserita una norma che obbliga i clandestini a mostrare il permesso di soggiorno negli atti di Stato civile. Attualmente non abbiamo alcuna circolare che ci spieghi come comportarci nel dettaglio: dall’8 agosto, quando entrerà in vigore la legge, quindi noi avremo neonati che non potranno essere riconosciuti dai genitori, se entrambi clandestini. L’unica via praticabile sembra quella di affidarli ai servizi sociali. Solo nei primi sei mesi del 2009 a Prato sono nati 412 bambini in questa condizione”...»

Da Clandestina? Non puoi essere madre — Il Tirreno, 28 luglio 2009: leggi tutto

lunedì

Premonizione

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Seppe che sarebbe morta per colpa d'un proiettile vagante, il 12 di marzo di quello stesso anno, all'angolo tra Rosado e Manríquez. Seppe anche che i suoi tentativi per evitare quel luogo l'avrebbero condotta irrimediabilmente là, che nessuno l'avrebbe creduta e che supplicare aiuto o compassione per qualcosa che ancora non era successo sarebbe stato inutile, che il giubbotto in kevlar avrebbe finito per perdersi con la posta, che l'arma acquistata per difendersi si sarebbe inceppata, che il sonno le era negato nel tempo che mancava, che avrebbe smesso di mangiare e tutto le sarebbe sembrato macchiato di morte, una commedia crudele, e che il 12 di marzo, all'angolo tra Rosado e Manríquez, lei avrebbe accolto felice il proiettile, perché la tremenda attesa sarebbe giunta al suo termine.


José Luis Zárate, Premonición

(Tradotto dal blog dell'autore Cuenta atrás)

venerdì

Endless City_Redux

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Ambiente urbano e spazio vitale.

Un corto da D-Fuse.

giovedì

Una buena siesta...

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(Francisco Goya, El sueño de la razón produce monstruos, 1797)

«Chiunque ami l’Italia e goda del singolare privilegio di non essere direttamente coinvolto in uno dei suoi mille giochi di potere, si vede obbligato ad assistere a una gravissima malattia. È proprio la democrazia, la più bella espressione dell’Italia dall’unità nazionale, ciò che stanno distruggendo mentre ripetute iniezioni di cortisone inibiscono la visibilità della devastazione dei suoi tratti. Il tarlo che sta corrodendo l’Italia è il berlusconismo.

Ciò che in realtà ha più importanza non è se l’attuale presidente del Consiglio frequenti ragazze minorenni come Noemi, prostitute di notte o prelati di giorno, ma il fatto che ci siano moltissimi italiani che ignorano tutto questo. Da circa due mesi e mezzo una parte d’Italia è venuta al corrente delle amicizie notturne e festaiole del Cavaliere e del fatto che la stampa internazionale se ne occupa, ma sono tanti coloro i quali non sanno nulla e che quindi non possono giudicare. Se uno passeggia per un capoluogo di provincia qualsiasi, noterà subito che le abitudini del Presidente del Consiglio non solo sono sconosciute ma, una volta spiegate, non sono credute. Le argomentazioni sono di questo tipo: “Una persona come lui, come fa ad andare a puttane!”. La provincia italiana, tuttavia, risulta ancora sana quando afferma indignata che: “andare a puttane è immorale!” e, invitata ad informarsi in internet, promette: “Lo farò, non dubiti!”.

Chi risponde in questo modo sono i giovani della febbre del sabato sera, quelli che lavorano come operai, artigiani o apprendisti: le nuove generazioni che possono vivere senza informazione quotidiana o che, al massimo, si nutrono di telegiornali del primo canale RAI. Ed è a tal proposito che il problema democratico si collega con il conflitto d’ interessi che vede Berlusconi diretto proprietario delle tre reti televisive nazionali (Canale 5, Rete 4 e Italia 1) alle quali bisogna aggiungere altre due reti pubbliche sotto il suo controllo governativo (RAI 1 e RAI 2) così come l’influenza che la Presidenza del Consiglio può esercitare sulle altre reti private in virtù del regime di concessioni pubbliche (La 7). Anche l’invito rivolto agli imprenditori perchè si astengano dallo stipulare contratti pubblicitari con il quotidiano che più insiste nelle indagini sulle feste berlusconiane (La Repubblica) ha un certo peso perché giunge dal capo del governo...»

Italia: con una bella dormita passa tutto — tratto da Italia dall'estero.info: leggi tutto

L'articolo originale di Shukri Said, su El País.com, Italia: con una buena siesta se pasa todo

mercoledì

La giornata di Lea

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(Immagine: JennaOG)


Lei trovò uno spago appeso a un albero di pitangueira. Afferrò l'orlo del suo vestito fiorito di pizzi e fece un nodo. Attese un vento forte, di quelli rari. Spalancò le braccia. Si trasformò in carta multicolore d'aquilone e andò alla ricerca del palazzo di cristallo. Spinta dal vento, si perse in piroette, danzando su orme di storie raccontate dagli antenati.


Alexandre Semeraro de Alcântara Nogueira, O dia de Léa

(Tradotto dall'e-book Microcontos, minijóias)

lunedì

Remembering Apollo 11

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Da Boston.com un'eccezionale gallery di foto: Remembering Apollo 11.

Guarda che luna!

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20 luglio 1969-20 luglio 2009.

A 40 anni dalla prima passeggiata umana sulla luna, la più grande foto della superficie del satellite terrestre mai realizzata (clicca sull'immagine e continua a cliccare per ingrandirne i dettagli).

La Luna su Narcolessia delle giraffe

venerdì

Cappella Sistina

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Dabbasso, uomini e donne estasiati davanti alla commovente prossimità delle due mani. Sopra, in realtà, Dio punta il Suo Santo indice contro Adamo, additandolo come l'essere più deludente della Creazione. Adamo, da parte sua, lo accusa sprezzante: "Non incolpare me. L'idea dell'a immagine e somiglianza è stata tua".


Virginia Hernández Reta, Capilla Sixtina

(Tradotto dal blog El callejón de la carne)

Il silenzio dell’Islam

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«Come mai il mondo islamico non ha reagito davanti alla repressione del regime cinese nei confronti degli uiguri, anche loro musulmani? Se lo chiedeva qualche giorno fa Foreign Policy, ricordando che in altre occasioni – anche molto meno gravi, dalle vignette danesi in poi – le reazioni dei leader religiosi non si erano fatte attendere.

“Dal 1990 il governo cinese ha portato avanti delle politiche sistematicamente discriminatorie nei confronti degli uiguri. È stato vietato loro di parlare la loro lingua; è stato proibito ai dipendenti pubblici di lasciare crescere la barba, di pregare e digiunare durante l’orario di lavoro. Gli uiguri sono discriminati nell’istruzione e nella sanità, negli affitti e nel mercato del lavoro. Ogni protesta contro queste discriminazioni è stata duramente repressa. La repressione degli uiguri si è intensificata dopo gli attacchi dell’11 settembre, quando diversi leader politici furono incarcerati con l’accusa di avere collegamenti con terroristi islamici stranieri”...»

Il silenzio dell’islam sugli uiguri (da Internazionale.it) — leggi tutto

L'articolo di Foreign Policy, Mute Muslims

mercoledì

La nostra marmellata (7)

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«La Protezione civile dell’era Bertolaso si serve di centinaia di consulenti ed esperti che ogni anno costano alle casse pubbliche svariati milioni di euro. Tutte persone che a loro volta aiutano il capo della Protezione a gestire un fiume di denaro che viene utilizzato solo in parte per la prevenzione e la previsione delle calamità, vocazione naturale dell’organo nato 27 anni anni fa per volontà dell’allora ministro Zamberletti. Di fatto, oggi, la Protezione civile è un grande ente appaltatore. Basta infatti un’ordinanza, e le risorse stanziate dal governo vengono gestite dal capo della Protezione civile anche per appalti a trattativa privata. O appunto per l’assunzione di consulenti e collaboratori che non hanno bisogno di passare dai concorsi pubblici.

Missioni molto speciali
I consulenti, i collaboratori, insomma il personale anche con contratti brevi è scelto da Bertolaso in persona. Nel lungo elenco - sull’ordine di centinaia - esistono persone assunte con le qualifiche più bizzarre: “consulente in strategie e tecniche dell’informazione, di immagine e divulgazione della cultura di protezione civile”, che guadagna 104.000 euro all’anno. O chi, per 80.000 euro all’anno, ha il compito “coadiuvare il Capo del Dipartimento nelle attività collegate all’iter parlamentare dei
provvedimenti legislativi (...)”. Per non parlare di chi viene assunto a 74.000 euro all’anno come “consulente perle attività di comunicazione visiva, è suo compito comunicare attraverso le immagini”. Comunicare attraverso le immagini? Poi ci sono quelli che hanno compiti particolari: dall’emergenza precipitazioni in Friuli Venezia Giulia all’emergenza Pantelleria (quale?), passando dall’emergenza Stromboli e dalla “commissione generale di indirizzo Campionati del mondo di ciclismo su strada 2008”. Tutte persone che in cambio ricevono dai 24.000 ai 30.000 euro all’anno, per eventi che in realtà si verificano per pochi giorni. Tra i collaboratori, un nome risalta su tutti: Angelo Canale. Come vice procuratore generale della Corte dei conti per il Lazio mise sotto inchiesta l’ex capo della Protezione civile, Franco Barberi, per le irregolarità nella gestione dei fondi pubblici nello scandalo della “Missione Arcobaleno”.

Cifre da capogiro
Se si dà un’occhiata al bilancio 2009, si scopre che la Protezione civile ha messo in conto spese per 1.486.574.961 euro. Di questi, per “emolumenti accessori” al personale interno e distaccato, per gettoni di presenza, stipendi e assegni per il personale assunto con contratti “privati” in conseguenza delle ordinanze, si stacca un assegno da 9.135.000 di euro. Poca cosa, rispetto al miliardo e mezzo speso complessivamente. Ma se si guarda meglio la voce “pagamento dell’ammortamento di mutui contratti dalle Regioni per affrontare eventi calamitosi” che vale 1,1 miliardi, ci si accorge che comprende, sì, i soldi per gestire le calamità, i grandi eventi. Ma anche le spese “straordinarie” di personale. A partire da quelle che incassano i 400 uomini del Di.Co.Mac, la Direzione di comando e controllo che dal 6 aprile sta gestendo il dopo terremoto in Abruzzo. Dunque, un funzionario di terza area della Protezione civile, fascia retributiva F5, guadagna 42.400 euro all’anno, oltre 3.000euro almese. Ma se va in missione all’Aquila, prende subito, tra indennità e alloggio, 193 euro lordi in più al giorno. A cui va aggiunta «una speciale indennità operativa onnicomprensiva (…) da corrispondersi al personale impiegato nei territori ove è dichiarato lo stato d’emergenza o di grande evento (…) pari a 200 ore di straordinario festivo e notturno» (ordinanza 3565). Per gli uominidella fasciaF5, un’ora di straordinario festivo notturno vale 19 euro, che moltiplicato per 200 fa 3.848 euro. Dunque, alla fine, il funzionario guadagna oltre 7.000 euro al mese, più la diaria. Poca cosa se paragonata agli stipendi dei massimi gradi della Protezione. A partire proprio da Bertolaso. Nel secondo semestre 2008, il suo guadagno è stato pari a 30.190 euro al mese. Se a questa cifra si somma «un compenso mensile lordo pari al 3,75 per cento del trattamento economico complessivo in godimento», fa un bel gruzzoletto. Che il capo della Protezione intascherà fino al 2011, quando avrà assolto all’ultima organizzazione “emergenziale”: il Congresso eucaristico nazionale nella città di Ancona (ordinanza numero 3673).»

Tratto da Paola Pentimella Testa, Protezione civile, la consulenza è d’oro (il testo completo su «Dnews», 14 luglio 2009)

La nostra marmellata su Narcolessia delle giraffe

Sultanato

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«Giovanni Sartori (Firenze, 1924) è uno dei pochi intellettuali italiani a pronunciarsi sulla valanga di rivelazioni che girano attorno al primo ministro Silvio Berlusconi a proposito delle feste a base di sesso e droga. Due mesi fa Sartori ha pubblicato un libro dal titolo profetico, Il Sultanato, che raccoglie gli articoli scritti per il quotidiano Il Corriere della Sera. Scetticamente, Sartori scarta l’ipotesi che gli scandali possano avere ripercussioni politiche per il sultano. “Se si dimette, lo processano, perciò il suo governo non può cadere. Il partito ha bisogno di lui, la Chiesa anche. Invece gli italiani non sanno neanche che cosa sta accadendo perché guardano soltanto la televisione”, afferma.

Domanda: L’idea alla base del libro è che l’Italia di Berlusconi non è né una dittatura, né una democrazia, bensì un sultanato.
Risposta: Ho deciso il titolo prima che uscissero le notizie sulle feste e le veline e l’ho scelto bene, anche se alcuni sultani erano più violenti di Berlusconi. Disponevano di brigate di nani saltimbanchi che assassinavano i nemici. In ogni caso, è un regime di corte, un harem.

D. E in cosa assomiglia ad una dittatura?
R. Berlusconi non è un dittatore come quelli del XX secolo perché non ha cambiato la Costituzione, anche se ha tentato di svuotarne il contenuto dal di dentro con lo scopo di indebolire il Parlamento. Tuttavia gli italiani che lo votano affermano: “Siamo contentissimi del nostro dittatore”. Lo definisce l’idea della corte: fa quel che vuole, ottiene ciò di cui ha bisogno, non fa distinzione tra pubblico e privato, il piacere del potere lo gratifica. Si colloca a mezza via tra un dittatore e qualcuno che non lo è. È il padrone all’antica, il proprietario della fattoria.

D. Gli usi dell’harem l’hanno sorpresa?

R. No, il sultano fa ciò che gli pare e piace. Sapevamo che le donne gli sono sempre piaciute. Fa parte del personaggio: il lusso, le grandi feste, le minorenni. Ancora non ci sono le prove, però è assolutamente verosimile, coincide con il profillo del personaggio.

D. Veronica Lario ha parlato di “vergini offerte al drago”

R. È sua moglie, perciò è logico pensare che sia al corrente di tutto. Ha sempre taciuto. Egli ha diversi meccanismi di pressione, e sono molto forti. Il primo di questi sono i figli. Se Veronica parla di nuovo, lui li può diseredare.

D. Crede che questa sarà la fine di Berlusconi?
R. Ora sarà più cauto e starà più attento. Continua ad avere l’appoggio del popolo e a vincere le elezioni. Dice: “Io sono così, e agli italiani piaccio, non ho intenzione di cambiare.” Per tutelarsi approverà la legge che limita le intercettazioni telefoniche, un fatto gravissimo perché danneggia l’attività della polizia contro la mafia, però a lui questi danni collaterali non sono mai importati.

D. Però la sensazione è che il marcio abbia solo iniziato a venir fuori.
R. Salteranno fuori foto e prove di tutti i tipi; però lui dirà che sono fotomontaggi e calunnie.

D. Il suo partito non gli crederà.

R. Il Popolo della Libertà è una massa clientelista più fedele della Democrazia Cristiana (DC). Tutti vivono sulle sue spalle: “papi” dà loro la pappa. Non si dissolverà tanto facilmente come la DC, perché ha più privilegi e più potere a livello locale. Le Regioni sono uno scandalo assoluto. È una rete feroce e vorace che conquista ogni volta più potere, un para-Stato che ha tutto l’interesse di continuare ad essere unito. Tutti salgono sul carro del vincitore e lui li lascia fare. L’unica cosa che gli interessa è mantenere intatto il suo patrimonio, il resto è una grande mangia mangia.

D. E Gianfranco Fini?
R. Fini è in pensione. Con la fusione dei due partiti, Berlusconi ha premiato i colonnelli nominandoli ministri. Quindi Fini non ha potere nemmeno sui suoi vecchi compagni di partito. Parla liberamente e come un anglosassone, però la sua carriera politica è costellata di errori e stupidaggini. Se un giorno arriverà a governare mi fiderò più del mio gatto che di lui.

D. Però intanto l’immagine internazionale del paese peggiora sempre di più.
R. Nel ’94 gli saltarono addosso, nessuno credeva che sarebbe durato, e si abituarono a lui. Non credo ci fosse una minor pressione internazionale. Lui dice che è tutto un complotto dei nostri comunisti, di Murdoch e de El Pais, e con questa favola va avanti. È molto furbo ed astuto. Fa visita ad Obama e si mette al primo posto nella lista degli amici. Manda più soldati in Afganistan, accoglie tre detenuti di Guantanamo e Obama non lo può trattare male.

D. Non è nemmeno possibile che si dimetta: perderebbe l’immunità.
R. Se si dimette, lo processano. Prima di dimettersi dovrebbe garantirsi l’immunità come Pinochet. Guardi il suo sorriso: è genuino, autentico. Non mente. Questo è ciò che traspare: “Io gliela dò a bere. Degli scandali il paese non sa assolutamente niente. La televisione non informa sui fatti, e l’80% degli italiani si mantiene informato attraverso la tv”. Controlla sei canali su sette, ed il settimo ha paura. E’ impossibile che le cose cambino, non c’è speranza.

D. La Chiesa non può far cadere il suo governo?
R. La Chiesa sta molto attenta, però lui la lascia comandare sempre di più. Non ci sono relazioni Chiesa-Stato, è un rapporto tra due poteri. È corrotta come gli altri. Per questo tace e lascia fare. È esattamente questo la Chiesa.»

Vizi inganni e menzogne di un sultano italiano (da Italia dall'estero.info — l'articolo originale sulla testata argentina «La Nacion»: Vicios, tretas y mentiras de un sultán italiano, 5 luglio 2009)

lunedì

Una scampagnata riuscita

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(Immagini: Gita de L'Aquila, 8-10 luglio 2009)

venerdì

Il racconto del lupo mannaro

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(Immagine: Sleeping Windfish)


L’amico ed io non possiamo patire la luna: al suo lume escono i morti sfigurati dalle tombe, particolarmente donne avvolte in bianchi sudari, l’aria si colma d’ombre verdognole e talvolta s’affumica d’un giallo sinistro, tutto c’è da temere, ogni erbetta ogni fronda ogni animale, una notte di luna. E quel che è peggio, essa ci costringe a rotolarci mugolando e latrando nei posti umidi, nei braghi dietro ai pagliai; guai allora se un nostro simile ci si parasse davanti! Con cieca furia lo sbraneremmo, ammenoché egli non ci pungesse, più ratto di noi, con uno spillo. E, anche in questo caso, rimaniamo tutta la notte, e poi tutto il giorno, storditi e torpidi, come uscissimo da un incubo infamante. Insomma l’amico ed io non possiamo patire la luna. Ora avvenne che una notte di luna io sedessi in cucina, ch’è la stanza più riparata della casa, presso il focolare; porte e finestre avevo chiuso, battenti e sportelli, perché non penetrasse filo dei raggi che, fuori, empivano e facevano sospesa l’aria. E tuttavia sinistri movimenti si producevano entro di me, quando l’amico entrò all’improvviso recando in mano un grosso oggetto rotondo simile a una vescica di strutto, ma un po’ più brillante. Osservandola si vedeva che pulsava alquanto, come fanno certe lampade elettriche, e appariva percorsa da deboli correnti sottopelle, le quali suscitavano lievi riflessi madreperlacei simili a quelli di cui svariano le meduse. – Che è questo? – gridai, attratto mio malgrado da alcunché di magnetico e, dirò, nel comportamento della vescica. – Non vedi? Sono riuscito ad acchiapparla… – rispose l’amico guardandomi con un sorriso incerto. – La luna! – esclamai allora. L’amico annuì tacendo. Lo schifo ci soverchiava: la luna fra l’altro sudava un liquido giallino che gocciava di tra le dita dell’amico. Questi però non si decideva a deporla. – Oh mettila in quell’angolo – urlai, – troveremo il modo di ammazzarla! – No, – disse l’amico con improvvisa risoluzione, e prese a parlare in gran fretta, – ascoltami, io so che, abbandonata a se stessa, questa cosa schifosa farà di tutto per tornarsene in mezzo al cielo (a tormento nostro e di tanti altri); essa non può fare a meno, è come i palloncini dei fanciulli. E non cercherà davvero le uscite più facili, no, su sempre dritta, ciecamente e stupidamente: essa, la maligna che ci governa, c’è una forza irresistibile che regge anche lei. Dunque hai capito la mia idea: lasciamola andare qui sotto la cappa, e, se non ci libereremo di lei, ci libereremo del suo funesto splendore, giacché la fuliggine la farà nera quanto uno spazzacamino. In qualunque altro modo è inutile, non riusciremo ad ammazzarla, sarebbe come voler schiacciare una lacrima d’argento vivo. Così lasciammo andare la luna sotto la cappa; ed essa subito s’elevò colla rapidità d’un razzo e sparì nella gola del camino. – Oh, – disse l’amico – che sollievo! Quanto faticavo a tenerla giù, così viscida e grassa com’è! E ora speriamo bene; – e si guardava con disgusto le mani impiastricciate. Udimmo per un momento lassù un rovellio, dei flati sordi al pari di trulli, come quando si punge una vescica, persino dei sospiri: forse la luna, giunta alla strozzatura della gola, non poteva passare che a fatica, e ci sarebbe detto che sbuffasse. Forse comprimeva e sformava, per passare, il suo corpo molliccio; gocce di liquido sozzo cadevano friggendo nel fuoco, la cucina s’empiva di fumo, giacché la luna ostruiva il passaggio. Poi più nulla e la cappa prese a risucchiare il fumo. Ci precipitammo fuori. Un gelido vento spazzava il cielo terso, tute le stelle brillavano vivamente; e della luna non si scorgeva traccia. Evviva urràh, gridammo come invasati, è fatta! E ci abbracciavamo. Io poi fui preso da un dubbio: non poteva darsi che la luna fosse rimasta appiattata nella gola del mio camino? Ma l’amico mi rassicurò, non poteva essere, assolutamente no, e del resto m’accorsi che né lui né io avremmo avuto il coraggio d’andare a vedere; così ci abbandonammo, fuori, alla nostra gioia. Io, quando rimasi solo, bruciai sul fuoco, con grande circospezione, sostanze velenose, e quei suffumigi mi tranquillizzarono del tutto. Quella notte medesima, per gioia, andammo a rotolarci un po’ in un posto umido nel mio giardino, ma così, innocentemente e quasi per sfregio, non perché vi fossimo costretti. Per parecchi mesi la luna non ricomparve in cielo e noi eravamo liberi e leggeri. Liberi no, contenti e liberi dalle triste rabbie, ma non liberi. Giacché non è che non ci fosse nel cielo, lo sentivamo bene invece che c’era e ci guardava; solo era buia, nera, troppo fuligginosa per potersi vedere e poterci tormentare. Era come il sole nero e notturno che nei tempi antichi attraversava il cielo a ritroso, fra il tramonto e l’alba. Infatti, anche quella nostra misera gioia cessò presto; una notte la luna ricomparve. Era slabbrata e fumosa, cupa da non si dire, e si vedeva appena, forse solo l’amico ed io potevamo vederla, perché sapevamo che c’era; e ci guardava rabbuiata di lassù con aria di vendetta. Vedemmo allora quanto l’avesse danneggiata il suo passaggio forzato per la gola del camino; ma il vento degli spazi e la sua corsa stessa l’andavano gradatamente mondando della fuliggine, e il suo continuo volteggiare ne riplasmava il molle corpo. Per molto tempo apparve come quando esce da un eclisse, pure ogni giorno un po’ più chiara; finché ridivenne così, come ognuno può vederla, e noi abbiamo ripreso a rotolarci nei braghi. Ma non s’è vendicata, come sembrava volesse, in fondo è più buona di quanto non si crede, meno maligna più stupida, che so! Io per me propendo a credere che non ci abbia colpa in definitiva, che non sia colpa sua, che lei ci è obbligata tale e quale come noi, davvero propendo a crederlo. L’amico no, secondo lui non ci sono scuse che tengano. Ed ecco ad ogni modo perché io vi dico: contro la luna non c’è niente da fare.


Tommaso Landolfi (1908-1979), Il racconto del lupo mannaro — da Le più belle pagine di Tommaso Landolfi, a cura di Italo Calvino, Rizzoli 1982

Coisas Pequenas

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Coisas pequenas são
coisas pequenas
são tudo o que eu te quero dar
e estas palavras são
coisas pequenas
que dizem que eu te quero amar.

Amar, amar, amar
só vale a pena
se tu quiseres confirmar
que um grande amor não é
coisa pequena
que nada é maior que amar.

E a hora
que te espreita
é só tua.
Decerto, nao será
só a que resta;
a hora
que esperei a vida toda,
é esta.

E a hora
que te espreita
é derradeira.
Decerto já bateu
à tua porta.
A hora
que esperaste a vida inteira,
é agora.


Madredeus, Coisas Pequenas, 1997

giovedì

Effetti collaterali

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(Immagine: Pacifier)


Il piccolo era iperattivo.
Per avere un po' di pace in casa lo sedavano tutti i giorni.

Il bambino è cresciuto. Oggi va avanti a base di stimolanti.


Wilson Gorj, Colateral

(Tradotto dal blog dell'autore brasiliano: O muro e outras páginas)

Wilson Gorj su Narcolessia delle giraffe

L'e-book Contos de pouco fôlego

mercoledì

G8 — Sfollati sfollati

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«Gli Aquilani son sfollati, si sa. Sfollati sulla costa e sfollati in città. Ora gli sfollati cittadini son diventati sfollati sfollati. Wow... sfollati bis. Si, già sfollati, si sono autosfollati. Via dalla città blindatissima, via dai controlli, via dai pass negati, via dai negozi chiusi, via dalle forze dell'ordine che non danno respiro, via dagli elicotteri che danzano sulle teste,via dai cattivi che manifesteranno. E dai manganelli. In pochi si resta. E ci si muove in una città semideserta. Sembra di esser tornati ai giorni immediatamente successivi al terremoto. Mister B ha fatto approntare il palcoscenico dove avverrà la rappresentazione per i grandi. Cantieri per le new town (due sui venti previsti) che lavorano incessantemente di giorno e di notte, rotatorie nate in brevissimo tempo e imbellite da aiuole fiorite, centro storico con ruderi annessi, pronto per la fotina ricordo. Mi domando se ci saranno dei terremotati scelti all'uopo. A fare da sottofondo. Coloro che la crisi mondiale l'hanno determinata saranno qui a prendere impegni fasulli, finti come il palcoscenico di questa città. Qui di vero, oltre le macerie, ci sono le nostre vite estreme. Ma quelle non si vedranno. Ci hanno sfollati.»

Anna Pacifica Colasacco, 7 luglio 2009, Sfollati sfollati (dal blog Miss Kappa)

La stampa estera: il G8 che verrà

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«Alla vigilia del G8 continua il tirassegno della stampa estera sul governo italiano e su Silvio Berlusconi, cui il Financial Times dedica un editoriale che non gli perdona nulla. Ma più che le veline e le escort ricorda come l'Italia irriti gli alleti su almeno tre dossier: ambiente, cooperazione ed eccesso di presenzialimo con i russi.
L'attacco frontale arriva però dal Guardian con un vero articolo al vetriolo del responsabile del desk diplomatico del quotidano londinese secondo cui c'è in Europa chi vuole l'Italia fuori dal G8 (al suo posto, in pole position, la Spagna). Inoltre, dice il giornale inglese, il G8 all'italiana sarebbe un vero disastro che gli americani starebbero sistemando perché Roma non avrebbe neppure saputo preparare un'agenda...»

G8, Stampa estera al vetriolo (7 luglio 2009 — da Lettera22.it)


«... "Meglio la Spagna". Torniamo all'articolo del Guardian. Un altro diplomatico europeo coinvolto nei preparativi del vertice dice: "Il G8 è un club e per far parte di un club ci sono le quote d'iscrizione. L'Italia non ha pagato la propria". Le proteste dietro le quinte del summit sono arrivate al punto, prosegue l'articolo del Guardian, da far circolare suggerimenti di espellere l'Italia dal G8 o da un gruppo che ne diventi il successore. Una possibilità che circola nelle capitali europee, secondo il giornale, è che la Spagna, che ha un reddito pro capite più alto e versa in aiuti al Terzo Mondo una percentuale più alta del pil, "prenda il posto dell'Italia".

Il ministero degli Esteri italiano, afferma Julian Borger, corrispondente diplomatico del Guardian e autore dell'articolo, non ha risposto a richieste di commentare simili critiche. Oltre alle fonti anonime, il giornalista riporta il parere di Richard Gowan, un analista del Centre for International Cooperation presso la New york University: "I preparativi italiani per il vertice sono stati caotici dall'inizio alla fine", dice il politologo. "Già in gennaio gli italiani dicevano di non avere una visione per il summit e che se l'amministrazione Obama aveva delle idee loro erano pronti a seguire le istruzioni degli americani". Il giornale conclude che l'Italia ha cercato di coprire la mancanza di sostanza aumentando la lista degli ospiti, che secondo una stima saranno ben 44. "Gli italiani non hanno idee e hanno deciso che la cosa migliore è allargare l'agenda al massimo in modo da oscurare il fatto che non hanno un'agenda", dice ancora il professor Gowan.

"Obama non ha bisogno di Roma". Giudizio analogo è espresso da un editoriale non firmato, dunque espressione della direzione del giornale, sul Financial Times. "Da settimane", scrive il quotidiano finanziario, "le notizie sulla vita privata del 72enne leader italiano sono stato un totale imbarazzo, ma la sua reputazione è calata per ragioni che vanno al di là dei recenti titoli di giornale". Il Ft afferma che Berlusconi è sempre stato giudicato all'estero come una figura controversa e imprevedibile. Durante il suo precedente governo, dal 2001 al 2006, Bush "aveva bisogno di corteggiarlo" perché Washington era in conflitto con Chirac e Schroeder, "ma oggi tutto è cambiato, Francia e Germania hanno leader fortemente pro-americani, sicché Obama non ha bisogno di essere tollerante verso Berlusconi come il suo predecessore". Il giornale cita le questioni che hanno irritato gli Usa e gli altri membri del G8: l'inadempienza dell'Italia sugli aiuti all'Africa, lo scarso interesse del premier italiano sull'impegno per combattere il cambiamento climatico, la sua ambizione di mediare sull'Iran e sulla Russia. "Le previsioni non sono buone", conclude il Financial Times, ricordando che la prima volta che Berlusconi presiedette un summit del G8 gli fu inviata una comunicazione giudiziaria (Napoli, 1994), la seconda volta il summit fu rovinato dalle proteste e dagli scontri (Genova 2001): meglio tenere "le aspettative basse" per la terza volta.

La lettera di Annan. Sempre sul Financial Times, un secondo articolo, firmato dal columnist più autorevole di affari internazionale Quentin Peel, rivela che l'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan, noto per essere uno dei diplomatici più tranquilli e posati della scena internazionale, ha perso la pazienza e ha scritto "una dura lettera personale" a Berlusconi, rimproverandolo per non avere mantenuto gli impegni da lui presi al precedente G8 sugli aiuti all'Africa. In proposito, un corsivo del Guardian ironizza che il premier italiano potrebbe venire ribattezzato "mister 3 per cento", come lo ha chiamato Bob Geldof, il cantante paladino degli aiuti ai paesi poveri, nel senso che Berlusconi "mantiene solo il 3 per cento delle promesse fatte".

La ministra "in topless". A Berlusconi dedica la prima e la terza pagina anche il Daily Telegraph, il più diffuso quotidiano "di qualità" britannico. In prima pubblica una gigantografia di una giovane donna con una maglia traforata sotto la quale non indossa niente: "Quale leader europeo porta il suo ministro pieno di glamour al G8?" è il titolone che l'accompagna. La donna è Mara Carfagna, rivela un articolo a pagina 3, e il leader ovviamente è Berlusconi: "la modella in topless che è diventata ministro riceve il compito di intrattenere le moglie al G8", afferma il servizio all'interno, a causa dell'assenza di Veronica Lario che ha chiesto il divorzio accusando il marito di avere "rapporti con minorenni" dopo la sua partecipazione alla festa per il 18esimo compleanno di Noemi Letizia.

La Merkel e gli scatti con Silvio. Altri articoli sulle difficoltà logistiche e politiche del summit, che si sommano agli scandali sulla vita privata del premier, appaiono sull'Independent, sul Times e su giornali di altri paesi. Il Wall Street Journal scrive che un politologo dell'influente European Council on Foreign Relations ha avvertito Angela Merkel di stare attenta a come verrà fotografata accanto a Berlusconi durante il summit: un'immagine ridicola o offensiva, ha detto alla cancelliera tedesca, potrebbe costarle la rielezione.»

"Italia fuori dal G8, vertice caos" - Berlusconi: "Una grande cantonata"
(7 luglio 2009 — da Repubblica.it)

martedì

Bad Food, Bad Dog

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Cibi per cani: una geniale campagna pubblicitaria (fonte ibelieveinadv.com)

Le città e la memoria. 2

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(Immagine: Deyan Stefanov)


All’uomo che cavalca lungamente per terreni selvatici viene desiderio d’una città. Finalmente giunge a Isidora, città dove i palazzi hanno scale a chiocciola incrostate di chiocciole marine, dove si fabbricano a regola d’arte cannocchiali e violini, dove quando il forestiero è incerto tra due donne ne incontra sempre una terza, dove le lotte dei galli degenerano in risse sanguinose tra gli scommettitori. A tutte queste cose egli pensava quando desiderava una città. Isidora è dunque la città dei suoi sogni: con una differenza. La città sognata conteneva lui giovane; a Isidora arriva in tarda età. Nella piazza c’è il muretto dei vecchi che guardano passare la gioventù; lui è seduto in fila con loro. I desideri sono già ricordi.


Italo Calvino, Le città e la memoria. 2., 1972 (da Le città invisibili, Mondadori 1993)

lunedì

Il G8 degli Aquilani

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(Vignetta: Marco Scalia)

Ancora dal blog Miss Kappa di Anna Pacifica Colasacco.

Il G8 di chi resterà. Anche dopo la fine della fiera. E ancora nelle tende.


«NOI NON CE NE ANDREMO.
Lo avevamo detto a Roma :"Vi aspettiamo al G8". Lo faremo.
I comitati cittadini hanno organizzato le manifestazioni che si svolgeranno in concomitanza con il vertice dei potenti. Noi non scappiamo, come vorrebbero, come ci incitano a fare, noi restiamo. E non abbiamo paura.
Ribadiamo l'intenzione di smascherare le menzogne e le mancate promesse. Vogliamo tutti fuori dalle tende, subito. Prendiamo atto che si sono persi inutilmente tre mesi, vogliamo gli Aquilani a L'Aquila, basta con le vacanze forzate, e denunciamo il processo di devastazione ambientale e sociale che si sta perpetrando nella nostra terra. E le nostre abitazioni che si stanno sgretolando giorno dopo giorno, senza provvedimenti per la messa in sicurezza. Insieme, vogliamo rimarcare l'unità di intenti e di programmi dalla quale siamo animati. Denunciamo la ricostruzione mai partita, le enormi difficoltà in cui versano le attività produttive, lasciate sole e senza sostegno, e la totale mancanza di dialogo con le istituzioni e la Protezione Civile. Non vogliamo inutili vetrine, chiediamo fatti. Quelli che finora non si son visti.
Il Comitato 100% riunisce i quattordici movimenti sorti spontanei dopo il sisma del 6 aprile, tutti privi di connotazioni partitiche,tutti determinati a difendere e far rinascere la nostra città ed i nostri paesi.
Ecco il programma del controvertice che non vuole iniziative strillate, ma richiesta di attenzione da parte di istituzioni e politici e visibilità al mondo intero.
La notte fra il cinque ed il sei luglio una lunga fiaccolata partirà alla mezzanotte dalla Fontana Luminosa per arrivare in piazza Duomo, dove, alle 3,32 del 6, esattamente a tre mesi dalla tragedia, si esorterà verità e giustizia per tutte le vittime. Sara' esposto uno striscione con la scritta ''Dopo il dolore, la rabbia e la necessita' di giustizia e verita' per...." e i nomi dei ragazzi assassinati alla Casa dello Studente.
Un altro cartellone riportera' una frase tratta dal libro di Paolo Mastri ''3,32 gli avvisi inascoltati''.

Il giorno 7 luglio è in programma un forum sociale presso il parco Unicef di via Strinella, diventato ormai il luogo deputato per ogni forma di proposta.

Il giorno 8 luglio, quando i grandi della Terra saranno riuniti nella cittadella della Finanza, i Comitati si ritroveranno a Roio, nell'immediata periferia aquilana, per la realizzazione di una scritta. Stessa scritta che il giorno successivo, 9 luglio, sara' fatta alla Villa Comunale dell'Aquila, con i corpi dei partecipanti allineati per dire ''NOI NON CE NE ANDREMO''
Questo è lo slogan che i movimenti cittadini hanno voluto adottare in occasione del G8.

I comitati non hanno aderito alla marcia di protesta organizzata per il giorno 10 ,dalla stazione di Paganica alla Villa Comunale dell'Aquila dal Patto di base che riunisce sigle quali Sdl, Cobas, Cub/Rdb. Tranne ''Epicentro solidale'' che si dichiara disposto a partecipare a qualsiasi manifestazione che affronti temi sociali e, nello specifico, temi sulla ricostruzione. Io ci sarò.

La sera del 10 luglio, a vertice G8 concluso, al parco Unicef si brinderà con una ''Festa Liberatoria''.
E l'11 si riparte con le nostre iniziative.
Non ci fermiamo qui.»

Anna Pacifica Colasacco, 4 luglio 2009, Il G8 degli Aquilani

Se La7 riabilita Mastella

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(Uno screensaver "mastelliano" creato da Filippo Ricca — clicca sull'immagine per scaricarlo)

«La puntata numero 2000 di Omnibus Estate, celebrata il 30 giugno dal conduttore Andrea Molin, riabilita totalmente la figura di Clemente Mastella, l’ex ministro della Giustizia che fece cadere il governo Prodi, premiato dal Pdl con l’elezione al Parlamento Europeo (112.000 preferenze).
Tra gli ospiti in studio insieme all’ex ministro, Claudio Tito di Repubblica, Stefano Zurlo del Giornale, Giuseppe Sottile del Foglio, Giorgio Tonini del Pd ed il giornalista Oliviero Beha.
E’ proprio Beha a stuzzicare per primo Mastella: “perché ha fatto il Ministro della Giustizia?”. Risposta: “Ovvio che feci obiezione, essendomi solo interessato qualche volta di filosofia del diritto e sapendo di non essere certamente un giureconsulto”. “Quindi la garanzia era essere inesperto” lo incalza Beha. “La garanzia era essere un politico, perché la politica non richiede di esser tecnici”.
Non occorre mica esperienza giuridica per fare il ministro della Giustizia!
Ma la “missione” di Mastella era chiara: “Alcuni grandi saggi come Andreotti mi chiesero di mediare. Mi dissero è opportuno vada uno che non si è mai interessato di politica giudiziaria, al di fuori delle vicende giudiziarie, per arrivare a realizzare una condizione di armonia tra la politica e la magistratura”. Insomma dopo 5 anni burrascosi tra l’Anm ed il guardasigilli Castelli (ex ingegnere quindi inesperto di giustizia) ecco la famosa “Pax Mastelliana” (ribattezzata così dai Radicali).
In un anno e mezzo Mastella prova ad accontentare tutti, distribuendo poltrone alle varie correnti togate dell’Anm, riempiendo gli uffici giudiziari di componenti di Magistratura Democratica, Movimento per la Giustizia, Unità per la Costituzione, quelli di destra, di sinistra e di centro.
Ma incontra sulla sua strada un pm autonomo e indipendente, Luigi De Magistris, che pagherà caro le tentazioni di fare l’eroe in terra calabro lucana.
Nel corso del dibattito in studio emergono però una serie di falsità e illazioni senza un vero contraddittorio.
Stefano Zurlo, penna berlusconiana de Il Giornale, definisce “fumose” e “senza consistenza” buona parte delle inchieste che avrebbero “travolto” Mastella. Eppure l’indagine di S.Maria Capua Vetere si è conclusa da poco e ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio per Mastella e consorte.
Sull’inchiesta Why Not lo stesso Mastella attraverso un’azione disciplinare e con la complicità dell’intricato verminaio del tribunale di Catanzaro, riuscì a far fuori il pm che indagava su di lui, nonostante fossero ampiamente provati i suoi rapporti personali con l’imprenditore Saladino, il principale indagato di Why Not.
Mastella lamenta “un sistema violento che mi fa paura” e afferma di essere stato iscritto nel registro degli indagati 20 giorni dopo l’azione disciplinare su De Magistris. In realtà Mastella aveva chiesto il trasferimento per incompatibilità ambientale il 21 settembre 2007, ma già sapeva di essere sotto indagine e che di lì a poco sarebbe scattata l’ iscrizione nel registro degli indagati.
Il ministro viene così iscritto il 14 ottobre 2007, con il quotidiano Libero che dà la notizia per primo, sulla base di oscure fughe di notizie che fanno cadere la colpa sullo stesso pm, accusato di rivelare atti d’indagine coperte dal segreto. Il 19 ottobre il procuratore Dolcino Favi avoca a sè l’inchiesta Why Not e fa perquisire la cassaforte dell’ufficio del pm prelevando gli atti dell’inchiesta a sua insaputa.
Mastella afferma anche di essere stato indagato per un presunto affare di 150.000 euro al Ministero della Giustizia due anni prima che diventasse ministro. Peccato che al momento di far fuori De Magistris, con la revoca dell’inchiesta e la successiva archiviazione di Mastella, nessuno aveva chiesto o specificato se l’ iscrizione del pm nel registro degli indagati fosse riferita al suo ruolo di senatore o ministro.
Una congiura bella e buona, camuffata e rivoltata ad arte per gli ignari spettatori mattutini di La7.
Sempre Stefano Zurlo nega i contatti di Luerti, l’ex presidente dell’Anm, con l’imprenditore Saladino: “fantomatico rapporto inesistente”.
In realtà Luerti è membro di “Memores Domini”, un’organizzazione religiosa che gravita attorno Comunione e Liberazione. Da magistrato a Catanzaro conosceva bene Saladino (presidente della Compagnia delle Opere e molto vicino a Cl) ed aveva frequenti rapporti con Mastella e Chiaravalloti, l’ex presidente della Giunta regionale (quello della profezia su De Magistris:“passerà i suoi anni a difendersi”). Proprio per i suoi contatti poco chiari con gli indagati fu costretto a dimettersi da Presidente dell’Anm.
In questo tripudio di informazioni false e manipolatorie svetta l’unico esponente dell’opposizione (si fa per dire): Giorgio Tonini del Pd. Che gela gli ospiti con una prova di forza: “Mastella ha fatto bene perché in continuità con il dialogo invocato da Napolitano”, aggiunge con sprezzo del pericolo che “il presidente ha sempre ragione”. Conclude con un attacco frontale senza precedenti: “Chi cerca il punto di incontro e di equilibrio scontenta gli estremisti, quelli che vogliono la guerra. E’ esattamente quello che è successo, di cui Mastella è stato vittima”.
Morale della puntata: De Magistris estremista, esponente di un partito di “tagliagole” (Giuseppe Sottile, ipse dixit), Mastella martire della giustizia.
L’informazione italiana nell’anno 2009.»

Elia Banelli, Se La7 riabilita Mastella (da Articolo 21.info)

giovedì

Peace

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(Clicca sull'immagine per vedere il video)


Peace will come to me
Peace will come to me

I'm leaving bitterness behind
This time I'm cleaning out my mind
There is no space for the regrets
I will remember to forget

Just look at me
I am walking love incarnate
Look at the frequencies at which I vibrate
I'm going to light up the world

Peace will come to me
Peace will come to me

I'm leaving anger in the past
With all the shadows that it cost
There is a radar in my heart
I should have trusted from the start

Just look at me
I'm a living act of holiness
Giving all the positivity that I possess
I'm going to light up the world

Peace will come to me
Just wait and see
Peace will come to me
It's meant to be
Peace will come to me
Just wait and see
Peace will come to me
It's an inevitability

Depeche Mode, Peace, 2009