giovedì

Il banchiere di Dio

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«Londra, 17 giugno 1982. La polizia scopre il cadavere di un uomo di una sessantina d’anni. Impiccato ad un’impalcatura sotto il ponte di Blackfriars, con indosso un vestito di buon taglio, ha 7.400 sterline nelle tasche e un passaporto a nome di Gian Roberto Calvini. La polizia fa in fretta ad identificarlo. Si tratta infatti di Roberto Calvi, l’ex presidente del banco Ambrosiano di Milano, in fuga dal 12 giugno e ricercato dalla polizia di tutta Europa. Si chiude così uno dei più grandi scandali finanziari della Storia d’Italia. Una vicenda che è lontana dall’averci rivelato tutti i suoi segreti. Suicidio di un uomo logorato e braccato? O assassinio? Molto presto si delinea l’idea che Roberto Calvi sia in realtà stato liquidato per impedirgli di parlare. Ma da chi? Dal Vaticano, legato al banchiere da legami tanto sulfurei quanto oscuri? Dalla Mafia, di cui il banco Ambrosiano gestiva i fondi? Dalla loggia P2, questo vero e proprio Stato nello Stato e di cui il defunto conosceva quasi tutti i segreti? Dai servizi segreti italiani? Nell’ottobre 2005, durante un nuovo processo organizzato da Roma nel quale è implicato Licio Gelli, l’ex “gran maestro” della loggia P2, la Giustizia riconosce che Calvi è stato assassinato, probabilmente attraverso un accordo con la Mafia, “per impedire un potere ricattatorio verso i referenti politico-istituzionali della massoneria, della loggia P2 e dello IOR [la banca del Vaticano] di cui aveva gestito alcuni investimenti”. Cinque persone sono accusate tra cui un ex-cassiere della Mafia. Una vera e propria coalizione d’interessi oscuri destinati a far tacere un uomo divenuto all’improvviso pericoloso...»

Tratto da Roberto Calvi — scheda di Tristan Gaston-Breton per Les Echos.fr (tradotto da Italia dall'estero.info): leggi tutto

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