venerdì

Il Sogno del Minotauro

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C’era il pasto, a scadenze regolari, ma durava un attimo e urlava di terrore.
Il resto del tempo del Minotauro, nella sua prigione-chiocciola, erano giorni infiniti, notti interminabili.
Lui si stordiva con i sogni.
Nei sogni del Minotauro i muri cadevano, i fili si spezzavano — nessuna regina si cambiava in vacca.

Una volta il Minotauro sognò un mondo senza mostri: guardava in basso e le braccia e le gambe non avevano più dita.
Zampe potenti e zoccoli.
Zoccoli per martellare il mondo.
Fece il suo ingresso fieramente, con spavalderia. Tutt’attorno mille teste e mille voci gridavano insulti, acclamazioni — applaudivano, benedicevano gli dèi e li bestemmiavano.
Non le ascoltava.
Assaporò il sole caldo sulla pelle, i riflessi dei raggi nello specchio sminuzzato della polvere. Galoppò con frenesia fino al centro esatto dell’anfiteatro. Si bloccò lì, respirò le costellazioni che si congiungevano sopra le sue corna, rese grazie al Cielo. Niente più rancori — niente più memoria. Il cuore gli scoppiava dalla gioia. Era bellissimo.
Poi d’improvviso, con la coda dell’occhio, vide un movimento.
E un bagliore di metallo.
E sentì un fuoco che gli incideva il dorso.
E annusò l’odore acre, disgustoso, del suo stesso sangue.
Di colpo, come in un secondo labirinto, si scoprì esausto, col corpo gonfio e avvelenato di ingiustizia.
Poi sfolgorò un Teseo vermiglio — che lui sapeva uguale a tutti gli altri, letale e ingannatore come tutti gli altri.
E allora — precisamente allora — il sogno del Minotauro terminò.


Stefano Valente, Il Sogno del Minotauro

Con questo racconto si apre un nuovo spazio della mente e della parola: vai a Il Sogno del Minotauro

martedì

I problemi dell'Italia non finiranno con Berlusconi

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(Clicca sull'immagine per il Generatore di frullati di sinapsi)

«Un severo editoriale sul Financial Times di oggi analizza impietosamente la situazione politica dell’Italia. Scrive Geoff Andrews: “Le ormai quotidiane rivelazioni a proposito di Silvio Berlusconi e della sua vita sessuale ci forniscono l’imagine di un leader inadatto al governo di un paese. Ma i problemi fondamentali, le cause del declino italiano potrebbero non trovare rimedio quando Berlusconi lascerà il governo. Il problema centrale del paese è l’estensione della corruzione nei vari livelli di governo, la mancanza di trasparenza e responsabilità, la vasta cultura dell’illegalità che attraversa la politica e la società italiana: dall’evasione fiscale al coinvolgimento della mafia in affari di ogni genere, dalla ricostruzione dell’Abruzzo alle partite del campionato di calcio”.

Secondo Andrews ci sono due ragioni fondamentali per cui questa situazione potrebbe continuare a lungo. “In primo luogo, il fatto che il regime di Berlusconi è costruito su un impero mediatico che include anche il controllo della tv di stato, che infatti non ha coperto in alcun modo lo scandalo sessuale che lo ha coinvolto. In secondo luogo, il fallimento del sistema politico italiano di riformarsi e rinnovarsi all’indomani di Tangentopoli, specie per quel che riguarda la sinistra italiana, che ha attraversato una severa crisi d’identità e non è riuscita a sviluppare la proposta che richiedeva quel tipo di fase storica”.

“Per questo, anche quando Berlusconi lascerà la politica italiana - e non c’è ragione di pensare che si tratti di una cosa imminente, tutt’altro - ci sono poche speranze che si trovi quel clima di intesa e collaborazione necessaria a introdurre una nuova legge elettorale e dare al paese maggiore senso di responsabilità, maggiore indipendenza nei mezzi di comunicazione, maggiore concorrenza nei mercati. La condanna internazionale nei confronti del comportamento del premier ha acceso un piccolo barlume di autocritica. Vedremo se in futuro seguiranno un’introspezione più profonda, o una spinta verso un nuovo spirito di riforma”.»

L’attacco del Financial Times (da Internazionale.it, 31 luglio 2009)

lunedì

Da «L'Osservatore Romano»

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(Perugino, Consegna delle chiavi, 1481-1482)


Agli inizi della nostra Era, le chiavi di San Pietro andarono smarrite nei suburbi dell'Impero Romano. Si supplica la persona che le dovesse trovare di aver la bontà di restituirle immediatamente al Papa regnante, visto che da più di quindici secoli non è stato possibile forzare le porte del Regno dei Cieli con il grimaldello.


Juan José Arreola (1918-2001), De L'Osservatore

giovedì

TRON — Legacy

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Il ritorno di TRON — il video qui

Il banchiere di Dio

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«Londra, 17 giugno 1982. La polizia scopre il cadavere di un uomo di una sessantina d’anni. Impiccato ad un’impalcatura sotto il ponte di Blackfriars, con indosso un vestito di buon taglio, ha 7.400 sterline nelle tasche e un passaporto a nome di Gian Roberto Calvini. La polizia fa in fretta ad identificarlo. Si tratta infatti di Roberto Calvi, l’ex presidente del banco Ambrosiano di Milano, in fuga dal 12 giugno e ricercato dalla polizia di tutta Europa. Si chiude così uno dei più grandi scandali finanziari della Storia d’Italia. Una vicenda che è lontana dall’averci rivelato tutti i suoi segreti. Suicidio di un uomo logorato e braccato? O assassinio? Molto presto si delinea l’idea che Roberto Calvi sia in realtà stato liquidato per impedirgli di parlare. Ma da chi? Dal Vaticano, legato al banchiere da legami tanto sulfurei quanto oscuri? Dalla Mafia, di cui il banco Ambrosiano gestiva i fondi? Dalla loggia P2, questo vero e proprio Stato nello Stato e di cui il defunto conosceva quasi tutti i segreti? Dai servizi segreti italiani? Nell’ottobre 2005, durante un nuovo processo organizzato da Roma nel quale è implicato Licio Gelli, l’ex “gran maestro” della loggia P2, la Giustizia riconosce che Calvi è stato assassinato, probabilmente attraverso un accordo con la Mafia, “per impedire un potere ricattatorio verso i referenti politico-istituzionali della massoneria, della loggia P2 e dello IOR [la banca del Vaticano] di cui aveva gestito alcuni investimenti”. Cinque persone sono accusate tra cui un ex-cassiere della Mafia. Una vera e propria coalizione d’interessi oscuri destinati a far tacere un uomo divenuto all’improvviso pericoloso...»

Tratto da Roberto Calvi — scheda di Tristan Gaston-Breton per Les Echos.fr (tradotto da Italia dall'estero.info): leggi tutto

mercoledì

Quartiere pericoloso

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(Immagine: Justin Aerni)


Sei molto nervosa e affretti il passo guardando di sottecchi a entrambi i lati del vicolo... Ombre, mormorii, respiri soffocati e uno schiocco misterioso. Dietro le finestre intuisci varie paia d'occhi sbarrati. Decidi che questo quartiere è molto pericoloso e allora nascondi le tue quattro teste, riavvolgi la tua coda, apri le tue dieci paia d'ali e te ne vai via volando verso strade meglio illuminate.


Nina Femat, Barrio peligroso

(Tradotto da El callejón de la carne)

martedì

Bambini-fantasma

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«... A lanciare l’allarme sull’impossibilità per i genitori clandestini di riconoscere i propri figli al momento della nascita è stato Giovanni Daveti, il funzionario responsabile per gli affari che riguardano la comunità cinese per la prefettura di Prato. “Nel pacchetto sicurezza – ha detto Daveti – è inserita una norma che obbliga i clandestini a mostrare il permesso di soggiorno negli atti di Stato civile. Attualmente non abbiamo alcuna circolare che ci spieghi come comportarci nel dettaglio: dall’8 agosto, quando entrerà in vigore la legge, quindi noi avremo neonati che non potranno essere riconosciuti dai genitori, se entrambi clandestini. L’unica via praticabile sembra quella di affidarli ai servizi sociali. Solo nei primi sei mesi del 2009 a Prato sono nati 412 bambini in questa condizione”...»

Da Clandestina? Non puoi essere madre — Il Tirreno, 28 luglio 2009: leggi tutto

lunedì

Premonizione

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Seppe che sarebbe morta per colpa d'un proiettile vagante, il 12 di marzo di quello stesso anno, all'angolo tra Rosado e Manríquez. Seppe anche che i suoi tentativi per evitare quel luogo l'avrebbero condotta irrimediabilmente là, che nessuno l'avrebbe creduta e che supplicare aiuto o compassione per qualcosa che ancora non era successo sarebbe stato inutile, che il giubbotto in kevlar avrebbe finito per perdersi con la posta, che l'arma acquistata per difendersi si sarebbe inceppata, che il sonno le era negato nel tempo che mancava, che avrebbe smesso di mangiare e tutto le sarebbe sembrato macchiato di morte, una commedia crudele, e che il 12 di marzo, all'angolo tra Rosado e Manríquez, lei avrebbe accolto felice il proiettile, perché la tremenda attesa sarebbe giunta al suo termine.


José Luis Zárate, Premonición

(Tradotto dal blog dell'autore Cuenta atrás)