«L’Einaudi non pubblicherà l’ultimo lavoro di José Saramago. La casa editrice del gruppo Mondadori, parte dell’impero imprenditoriale del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha ufficialmente motivato il rifiuto con i giudizi che lo scrittore portoghese, Nobel per la letteratura 1998, ha espresso sul nostro capo del governo. “L’Einaudi - spiega un comunicato della casa editrice - ha deciso di non pubblicare O caderno di Saramago perché fra molte altre cose si dice che Berlusconi è un 'delinquente'. Si tratti di lui o di qualsiasi altro esponente politico, di qualsiasi parte o partito, l’Einaudi si ritiene libera nella critica ma rifiuta di far sua un’accusa che qualsiasi giudizio condannerebbe”.
La casa editrice ha anche fatto trapelare di aver richiesto un intervento di editing per limare le parti a rischio querela, circostanza che è stata negata da Saramago in una conversazione via posta elettronica con Il Corriere della Sera, che ha anticipato la notizia pubblicata nell’ultimo numero de L’Espresso.
O caderno (Il quaderno) non è un romanzo ma una raccolta di interventi che lo scrittore portoghese ha inserito nel suo blog che dà il titolo al libro. Iniziato nel settembre 2008, con, una lettera d’amore a Lisbona, Parole per una città, è lo spazio dove Saramago esprime il suo pensiero e le sue riflessioni sull’attualità internazionale, parlando anche dei maggiori leader politici internazionali, da Bush junior a Sarkozy fino a Obama. Il post a cui l’Einaudi si riferisce nel suo comunicato è stato pubblicato il 17 settembre col titolo Berlusconi & Cia (il link è alla traduzione in spagnolo) dove Saramago riflette a partire dal posizionamento del patrimonio personale di Berlusconi nella classifica di Forbes, soffermandosi sulla sua condizione di autore pubblicato da una casa editrice di Berlusconi, per arrivare alle difficoltà incontrate in Italia dalla distribuzione del film su Bush, W, di Oliver Stone. Interrogandosi sulla “inclinazione sentimentale che il popolo italiano sperimenta per Berlusconi”, definita “indifferente a qualsiasi considerazione di carattere morale”, Saramago si chiede: “Realisticamente, nella terra della mafia e della camorra che importanza può avere il fatto provato che il primo ministro sia un delinquente?”. Per poi proseguire: “In una terra nella quale la giustizia non ha mai goduto di buona reputazione cosa importa che il primo ministro ottenga che si approvino leggi a misura dei suoi interessi, proteggendosi contro ogni iniziativa per castigare i suoi arbitri e gli abusi di autorità?”...»
Ettore Siniscalchi, Il premio Nobel e l'autocensura Einaudi (da Articolo 21.info — leggi tutto)
La casa editrice ha anche fatto trapelare di aver richiesto un intervento di editing per limare le parti a rischio querela, circostanza che è stata negata da Saramago in una conversazione via posta elettronica con Il Corriere della Sera, che ha anticipato la notizia pubblicata nell’ultimo numero de L’Espresso.
O caderno (Il quaderno) non è un romanzo ma una raccolta di interventi che lo scrittore portoghese ha inserito nel suo blog che dà il titolo al libro. Iniziato nel settembre 2008, con, una lettera d’amore a Lisbona, Parole per una città, è lo spazio dove Saramago esprime il suo pensiero e le sue riflessioni sull’attualità internazionale, parlando anche dei maggiori leader politici internazionali, da Bush junior a Sarkozy fino a Obama. Il post a cui l’Einaudi si riferisce nel suo comunicato è stato pubblicato il 17 settembre col titolo Berlusconi & Cia (il link è alla traduzione in spagnolo) dove Saramago riflette a partire dal posizionamento del patrimonio personale di Berlusconi nella classifica di Forbes, soffermandosi sulla sua condizione di autore pubblicato da una casa editrice di Berlusconi, per arrivare alle difficoltà incontrate in Italia dalla distribuzione del film su Bush, W, di Oliver Stone. Interrogandosi sulla “inclinazione sentimentale che il popolo italiano sperimenta per Berlusconi”, definita “indifferente a qualsiasi considerazione di carattere morale”, Saramago si chiede: “Realisticamente, nella terra della mafia e della camorra che importanza può avere il fatto provato che il primo ministro sia un delinquente?”. Per poi proseguire: “In una terra nella quale la giustizia non ha mai goduto di buona reputazione cosa importa che il primo ministro ottenga che si approvino leggi a misura dei suoi interessi, proteggendosi contro ogni iniziativa per castigare i suoi arbitri e gli abusi di autorità?”...»
Ettore Siniscalchi, Il premio Nobel e l'autocensura Einaudi (da Articolo 21.info — leggi tutto)
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