martedì
Il ritorno delle giraffe. Ovvero: La nostra marmellata (5)
(Un gadget della Fondazione Camera)
Se la Fondazione Camera diventa un lusso
La Fondazione è stata messa su cinque anni fa col nobile intento di “promuovere l`immagine della Camera e favorire il rapporto fra cittadini e Parlamento”. Ha perciò organizzato convegni, ha pubblicato libri, ha indetto celebrazioni. Ma è parsa anche come una specie di premio di consolazione per presidenti in quiescenza: dopo una legislatura al vertice di Montecitorio, i presidenti uscenti passano di diritto al vertice della "Fondazione Camera", dove restano per un`altra legislatura, guidando un`istituzione che garantisce un modo morbido e gentile verso il viale del tramonto. Ma che può rappresentare anche un modo per restare nel gioco politico aiutandosi con uno strumento piccolo ma non minimo (e ben finanziato).
Perché alla "sua" Fondazione la Camera garantisce una discreta dote di uomini e mezzi, a cominciare dal contributo finanziario annuo: anche sul prossimo bilancio sono stati confermati i soliti 40omila euro di finanziamento, nonostante la pressante richiesta di un congruo aumento avanzata da Fausto Bertinotti, il nuovo presidente della Fondazione, fattivamente all'opera nella sua più recente poltrona. In questo scorcio di legislatura ha già riunito un paio di volte il consiglio di amministrazione dell`istituto, anticipando molti progetti. Comincerà in autunno con la primavera di Praga: un grande convegno prima che il quarantennio dell`invasione si consumi definitivamente.
In ogni caso, nell`arco della legislatura la Camera trasferirà alla Fondazione una somma di 2 milioni di euro. E continuerà a fornire diversi apporti: il distacco del personale (una diecina fra funzionari e impiegati); l`uso gratuito dei locali per la sede, in uno dei palazzi "parlamentari" contigui a Montecitorio; la disponibilità delle dotazioni informatiche e delle attrezzature d`ufficio. Il totale fa una serie di costi che avevano allertato in un primo momento i nuovi "questori" della Camera, i tre deputati incaricati di sovrintendere all`amninistrazione della macchina parlamentare. Alla caccia degli "sprechi" da eliminare da esibire come inoppugnabile p rova dibuon governo, i tre erano orientati a sacrificare proprio la Fondazione creata da Pierferdinando Casini appena nel giugno 2003. Poi il salvataggio, dovuto forse al questore Antonio Mazocchi (An) preoccupato di difendere i progetti bertinottiani.
La Fondazione è così riuscita a sopravvivere a dispetto delle tante riserve sull`utilità di una struttura che, fra libri e convegni, finisce per svolgere le stesse attività di studio e di approfondimento che la Camera realizza da sempre "in prima persona" (e spesso con una migliore risonanza). Insomma: la Fondazione come costoso doppione, come il più nuovo degli enti inutili, come l`ultimo "carrozzone".«Parliamo più puntualmente di carrozzino», avverte la deputataradicale Rita Bernardini, recente protagonista di una battaglia parlamentare (persa) per ridurre e rendere trasparente il bilancio della Camera.
D`accordo (di malavoglia) sulla sopravvivenza dell`istituto, i questori non sono riusciti però a risolvere il problema rappresentato dall`attività commerciale che la Fondazione ha svolto negli ultimi tre anni. E che ha prodotto il cospicuo fiasco del "Punto Camera": un locale faraonicamente arredato, con sei vetrine spalancate su via del Corso, più quattro su via del Parlamento, nel cuore della città, a vendere gadget marchiati col logo "Camera dei deputati". Ai tempi della "Casta", il richiamo non ha tardato a rivelarsi, ma quello che ha tenuto alla larga la clientela sono stati i prezzi della boutique applicati alla mercanzia offerta. Un catalogo ricco in tutti i sensi per una clientela assai scarsa (1.200 visitatori al mese, quanti entrano in un solo giorno nei vicini magazzini del centro).
Tre mesi fa la decisione di chiudere il fallimentare commercio, senza però una chiara decisione sul futuro dei locali, sottoposti al momento a una nuova ristrutturazione. Con una giacenza in magazzino di oltre 4 mila pezzi invenduti, i questori sarebbero orientati a confermare il punto vendita, a prezzi però molto modesti. Ma penserebbero anche a trasformare i locali in un nuovo ingresso della Camera adatto ad accogliere gli studenti invisita a Montecitorio. Non senza aver prima scavato un tunnel sotterraneo per collegare il palazzo di via del Corso col palazzo di Montecitorio, una cinquantina di metri più in là. Il progetto è pronto da quattro anni (quando la sua realizzazione fu scongiurata a furor di popolo) e da altrettanti anni ne è stato valutato il costo, che ammonterebbe a oltre cinque milioni di euro.
Si fa fatica a crederci, ma sembra proprio che i questori ne abbiano parlato come di una cosa seria.
Franco Colasanti su «Il Sole 24 Ore» del 14 agosto 2008 (link diretto all'articolo)
Il sito della Fondazione Camera
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1 commento:
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