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La nostra marmellata (4)

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Super-paga all'onorevole

No all'obbligo di documentare le spese. Così crescono gli stipendi

La camera dei deputati e il senato della repubblica hanno bocciato la richiesta di uno sparuto gruppo di parlamentari (i radicali) di introdurre l'obbligo di documentazione delle spese rimborsate ai parlamentari, rendendo pubblico attraverso internet l'utilizzo di poco meno di 5 mila euro al mese netti versati nelle tasche di 922 rappresentanti del popolo. A un anno e mezzo dalle polemiche sulla casta, dunque, i rappresentanti del popolo si sono presi la loro bella rivincita segretando una parte della busta paga che solo in teoria potrebbe servire a pagare spese reali, ma che in molti casi (forse la maggior parte) serve a integrare l'indennità e la diaria portando lo stipendio netto mensile molto vicino ai 15 mila euro. Ai parlamentari infatti viene concesso - sulla base dei regolamenti interni - oltre allo stipendio base (indennità) che è di 5.486,58 euro al mese per i deputati e di 5.613 euro al mese per i senatori, viene erogata una diaria di 4.033 euro netti al mese (uguale per i due rami) e un rimborso spese per tenere i rapporti fra eletto ed elettore che è di 4.190 euro netti al mese per i deputati e 4.678 euro netti al mese per i senatori. Oltre a questo c'è un rimborso taxi forfettario che varia da 1.100 a 1.500 euro al mese fra Camera e Senato secondo il luogo di residenza dell'eletto. Infine per i deputati 250 euro al mese di rimborso spese telefonino e per i senatori 350 euro al mese. La diaria in teoria sarebbe legata alla presenza dei parlamentari in aula, certificata dal numero di votazioni a cui partecipano o dalla firma del registro. In caso di assenza per ogni giorno dovrebbe esserci una trattenuta. Ma i parlamentari si fanno coprire dai colleghi "pianisti" che votano al posto loro. Fuori dal Palazzo questa si chiamerebbe truffa ai danni dello Stato. Lo facesse qualsiasi altro dipendente pubblico si troverebbe di fronte al giustissimo cartellino rosso del ministro Renato Brunetta. A Palazzo no, si sorride e al massimo un buffetto e la promessa di regole draconiane contro i pianisti (sempre annunciate e mai viste). Gli altri rimborsi servirebbero anche a pagare un assistente di fiducia (il portaborse). Non è obbligatorio pagarlo, e nemmeno averlo. Quei rimborsi quindi possono finire direttamente in tasca, e infatti lì finiscono. Stesso discorso per i taxi: si presume che siano presi. Ma non è detto. Certo chi ha l'auto di servizio non lo prende. Ma intasca i rimborsi, che diventano stipendio esentasse. Qualcuno ha chiesto di pagare solo le spese documentate. È insorto il parlamento bipartisan. La legge vale per tutti. Non per chi la scrive...

(Franco Bechis, da «Italia Oggi» del 29 luglio 2008)


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