giovedì

"Italia nostra"

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(Illustrazione: Kathie Olivas)

«Non esiste per me un paese più emozionante dell’Italia. Non mi chiedete perché. È la storia, la sovrapposizione delle architetture, la sua forma stretta e familiare, lo stivale che pende dall’Europa, impulsiva, vecchia e giocherellona, con la sua moltitudine vitale. Sono le sue Alpi e le sue scogliere meridionali, è la fiamma verde che sbuca all’improvviso dalle scabre rovine per mostrare al sole, tra i marmi consumati, il suo sorriso di vigore eterno.

L’Italia ha dato i natali ed ha resistito a grandiosi e crudeli imperi e alle loro non meno infelici sorti; ha sofferto l’invasione dei barbari, ne ha creati e sopporta giorno dopo giorno le invasioni dei turisti.

Beve l’acqua alta dell’Adriatico e si è difesa dalle acque fecali del fascismo della sua stessa gente.
Le Italie che rivendico come mie perché sono patrimonio della mia umanità. Quella delle poesie friulane di Pasolini, delle fucilazioni di Ferrara narrate da Bassani. La siciliana Italia che Sciascia difese, l’oscura Italia del potere che lo scrittore sardo (siciliano. N.d.T.) attaccò. L’Italia ha dato i natali a dei e mostri e li ha sopportati. Ha subìto la democrazia cristiana più furba e il Vaticano più retrogado; ha prodotto mafie, logge, Brigate Rosse. È anche l’Italia del Novecento, di quell’Emilia Romagna unita contro la fame e il padrone; l’Italia di Anna Magnani che corre dietro al camion che le porta via il suo uomo, l’Italia di Rossellini e quella de “La meglio gioventù”.

Dà tutto, crea tutto, reinventa tutto. Resiste a tutto. Solo i terremoti possono sconfiggerla. Nel cuore porta il dolore per i suoi figli morti e feriti, per quelli senza casa, per la bellezza scomparsa, per la terra tremante. Una terra per i cui doni ho sempre sentito gratitudine. Forza, Italia. Però quella buona. Quella vostra.»

Da Italia dall'Estero.info, 9 aprile 2009 (vai all'articolo originale di Maruja Torres su El País.com)

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