lunedì

La maledizione del guirre

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Tanti anni, così lontano da casa, e ancora mi torna alla mente. Vedo l’ombra nella sabbia e mi risuona nelle orecchie il toc-toc della sua zampa di legno sulle pietre del cortile. La figurina dell’aquila, il marchio che portava Felipe: due ali sfrangiate che si divaricavano sopra la sua guancia sfidando la brezza.
Usciva dalla casa e tutti correvamo via fuggendo dalla furia della sua stampella. Gridava. All’attacco seguiva il dolore, e allora ululava incatenando nomi e lamenti, graffiandosi la faccia con violenza nel tentativo di estirpare il segno della sua disgrazia: la maledizione del guirre.
Si compì il suo destino. Precipitò giù nel pozzo dell’acqua. Si spezzò la gamba, e la ragione, invischiata nella melma che gli vetrificò gli occhi, rimase sul fondo. Lacrime e muco, schiume di rabbia contro tutto fino a farlo rintanare nel suo covo, a sbavare bestemmie sul cuscino. La paura lo incalzava, e come uno spaventapasseri animato correva qua e là fuggendo dalle ombre, e poi il suo pianto lo nascondeva dentro quelle. Avanzava a sbandate, guardandosi le spalle, sempre allerta, evitando le imboscate del nemico rannicchiato nell’oscurità.
Con la sua morte non va via l’orrore.
È tornato col becco della pazzia dipinto sul volto, per planare sopra l’universo delle mie creature alate.

María Gutiérrez, La maldición del guirre

Guirre è il nome berbero per il piccolo avvoltoio (Neophron percnopterus majorensis — it. Capovaccaio) che popola le Isole Canarie — terra della poetessa e scrittrice María Guitiérrez — e le loro leggende

(Racconto tradotto dalla Máquina de coser palabras)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Gracias. Muchas gracias, Stefano, por traducir mi cuento y colgarlo en tu blog. Para mi es un honor.
Grazie di cuore.
María Gutiérrez (Canarias)

Stefano Valente ha detto...

El honor es mio.
Gracias por tu gran cuento y por el permiso de colgarlo aquí.

Stefano