(Foto: Sharad Haksar)
Come castigo degli dèi per la sua crudeltà, il re Tantalo, il cinereo e aspro Tantalo, fu condannato per l’eternità a patire la fame e la sete in una vallata lussureggiante d’acqua e di frutti: l’acqua svaniva attraverso cavità nel terreno, e i frutti fuggivano dalla portata della sua mano.
Stanco, stanchissimo per il suo supplizio, elevò la sua supplica, dalle profondità del Tartaro alle dimore degli Olimpici.
— Padre, padre mio, liberami da questo castigo se puoi, prescrivine un altro, nel quale io non debba soffrire né fame né sete.
Allora, dalle altezze divine, cadde giù il masso di Sisifo, proprio sul suo cranio.
José Eduardo Lopes, Devir
Una nuova versione del mito tradotta dal blog del mozambicano José Eduardo Lopes Estrada de Santiago
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