martedì

«Vorrei un decreto...»

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«Ho bisogno di un piacere. Un piacere personale. Ho bisogno che qualcuno mi faccia un decreto, magari in tre giorni come va di moda adesso. Vorrei un decreto che obblighi lo Stato e le amministrazioni comunali a somministrare idratazione e nutrimento ai barboni. No, perché ne è morto un altro e solo a Milano dall'inizio dell'anno fanno otto. Otto persone non sono poche. No, perché, sa, stiamo tanto a parlare della vita, a difendere la vita ai moribondi e poi ci crepano sotto gli occhi quelli vivi e vegeti e non facciamo un plissé. Ecco, sono sicura che i barboni gradirebbero una bella flebo di branzino... pagata dalla Asl magari...

Ma come mai i clochard non interessano a nessuno? È perché tanto non votano? Oppure la vita loro vale meno? Probabilmente sì, visto che ogni due per tre gli diamo fuoco. Che può essere un modo per risolvere il problema, per carità... È partita sta moda qua, purtroppo. Dar fuoco alle persone. Come fossero bastoncini di incenso. Se uno si annoia, appicca il fuoco e poi se ne torna in birreria a ruttare con gli amici. D’altronde il sudoku, il biliardo e i video games richiedono un minimo di cervello, invece sventolare l’accendino no... Anche a stare nella casa del Grande Fratello, un po’ si fatica, capace che ti chiedono i nomi dei sette nani a memoria, per dire... sono già delle belle prove di intelletto.

Invece, a girare con due fiammiferi e un po’ di benzina, basta un neurone. No, perché nel cranio di questi deficienti due pensieri passano. Il primo: «Se ho i soldi, minchia compro ». Il secondo: «Se non ho i soldi minchia spacco qualcosa, picchio un gay, do fuoco alle persone o stupro la compagna di classe. Altrimenti come lo passo, tutto questo tempo inutile che mi si spiana davanti?».

Caro amico, amico mio carissimo: posso dirti? Se non sai come passare il tempo, come svernare, fai una roba. Legati i testicoli con un cordino e poi fai il tiro alla fune. Vuoi dar fuoco a qualcosa? Ti consiglio i peli delle tue ascelle. Mettiti la maionese sul pisello e poi dallo da mangiare ai piranha. All’inizio dicono che si gode.

No, perché poi c’è la storia del branco, il branco... certo... se non sono in tre o quattro non riescono a fare le cavolate... In due magari hanno ancora la percezione, in tre o quattro invece... alè. Ma il peggio sono i genitori. Per i genitori sono sempre dei bravi ragazzi... «Sì, mio figlio ha dato fuoco ad un barbone ma poi ha cercato di spegnerlo». Ah beh, allora... È un boy-scout, praticamente: mentre faceva un falò col barbone cantava anche alelecicatonga, magari? Zitta, devi stare. Perché per dar fuoco a qualcuno devi avere un tale vuoto dentro di secoli, che la colpa è soprattutto tua. Hai tirato su un testa di minchia, poi ce l’hai scodellato per strada. Questa è la verità. Non è un bravo ragazzo. È uno scervellato criminale, cara. E tu come genitore dovresti insegnargli a vergognarsi. E a consolarlo ci pensi poi quando è in galera: spero per più tempo possibile.»

Luciana Littizzetto, Pensiero debole (20 febbraio 2009 — da La Stampa.it)

Il sito ufficiale di Luciana Littizzetto

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