mercoledì

«Parla! Parla!»

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1 Siedo di fronte a lui giocherellando con un pacchetto vuoto di sigarette svedesi marca "Luce di mezzanotte", è un po' sporco, inconsciamente me lo faccio girare fra le dita affusolate. Al dito porto un anello fluorescente che può al buio diventare purpureo. Questo è uno dei regali che il mio ex marito mi ha portato da Parigi. Ci sono donne che amano che il loro uomo faccia loro regalini di poco prezzo ma sentimentali, e io sono proprio così.

2 Lui continua a sbadigliare come un gatto. Questo ragazzo dice di aver sempre avuto la sensazione di essere in tutto e per tutto un pidocchio o un qualche altro piccolo parassita. Insomma sembra proprio che non si piaccia.

3 La luce delle lampade illumina a malapena i nostri visi, siamo come pesci di acque profonde, sonnolenti e indolenti. Non guardiamo chi abbiamo di fronte e neanche le persone e l'arredamento intorno a noi suscitano il nostro interesse.

4 È già notte fonda, nell'aria c'è qualcosa che ha un leggero odore dolciastro di pesce, come il peccato o come il sapore di una caramella di menta. Questo odore ci narcotizza, siamo piccoli insetti che contano su questo odore dolciastro per vivere.

5 Dei tipi vestiti di nero appaiono nel bar. Portano trecce lucide oppure teste rasate a zero, tra questi uno tiene in bocca un sigaro grosso come un tubo; man mano l'attenzione della gente si concentra su di loro, mentre noi siamo ancora seduti lì, nessuno ci conosce e nessuno ci considera.

6 Gli do un'occhiata, mi sento stanca, so che in quel momento gli occhi mi si stanno gonfiando, le occhiaie nere mi fanno sempre apparire di una bellezza affaticata ma particolare. Amo questa mia bellezza. Parla, dico a bassa voce, parla ancora di qualcosa. Di' quello che ti va.

7 Lui mi sorride, un sorriso privo di contenuto. È proprio questa sua indole impassibile che mi affascina. È come se lui fosse privo di forza di controllo sulla situazione attuale, sul volto ha un'espressione dolce e annoiata come un gatto.

8 L'incontro avviene in questo bar intriso di aria tiepida e di sapore dolciastro. Mi accorgo di lui dal banco, è un giovane non alto con i capelli cortissimi, dai lineamenti puliti e dalla espressione vacua, vestito in modo semplice ma alla moda, è il partner ideale per un incontro da bar. Poi mi avvicino a lui, il volto senza traccia di sorriso. Il completo nero mi stringe la vita come una grande mano, è così stretto che sembra che il corpo in qualsiasi momento possa spezzarsi in due all'altezza della vita. Sono consapevole di agire così, senza alcuna premeditazione, è solo la decisione di un attimo. Forse voglio solo cercare qualcuno con cui parlare. Per fortuna lui non sembra affatto stupido.

9 Per prima cosa gli chiedo in prestito l'accendino, poi silenzio. Posso percepire che mentre lo squadro anche lui squadra me, sono sempre pallida. Ti piace parlare? chiedo all'improvviso.

10 Dopo di che lui continua a parlare e a sbadigliare. Mi chiedo se sia un "money boy" [in inglese nel testo], vivono spesso nel bar come parassiti questi ragazzi che per mestiere sbarcano il lunario parlando con te e facendo qualcos'altro.

11 I giochi casuali nel bar non mi danno fastidio. Il ragazzo ha già parlato del tempo, del cibo, dell'AIDS, della visita in Cina di Clinton, dell'aumento dei costi dei "taxi" [in inglese nel testo] e del totale "on sale" [in inglese nel testo] della discoteca del Jinjiang [hotel], e persino se sia ormai pensabile vivere senza il cesso con acqua corrente. Siamo agli sgoccioli dell'incasinato ventesimo secolo, per questo anche i suoi argomenti sono incasinati.

12 Di' ancora qualcosa, e parlando lo guardo tenera e affaticata. Allora lui rivolge l'attenzione su di me. Dice che ho lineamenti delicati, ma non particolarmente strabilianti, una certa bellezza trapela da sotto il controllo di un incosciente nervosismo. Una bellezza fragile e inaffidabile che un colpo di vento avrebbe potuto far svanire, un coltello avvizzire, ma che se un giorno si fosse impossessata del cuore di una persona, questa sarebbe morta in pace.

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13 Queste parole mi toccano il cuore. Devi ammettere che questo è un ragazzo che sa parlare, i pensieri della sua testa cominciano ad attirare la mia attenzione. Sono una scrittrice che non ha avuto successo, ho voglia di esplorare chiunque abbia personalità. Compreso il mio ex marito, è stato proprio il desiderio di voler capire la sua mentalità complicata come una ragnatela mi ha fatta diventare sua moglie, con il risultato di commettere un errore fatale. Tutto è cominciato dall'amore ed è terminato nell'odio. Non posso più cancellare quell'uomo dal mondo dei miei sogni notturni, è come una cicatrice rimasta sulla pancia dopo una ferita. Porto ancora al dito questo anello e a guardarlo sembra brillare come un veleno, un veleno che necrotizza una certa parte della mia vita ulcerata.

14 Parla, sto chiedendo, come una bolla d'aria sul punto di svanire, parla di qualcos'altro. Lo fisso, nei suoi occhi c'è qual ché di umido e confuso, non so se gli piaccio. Questa sensazione è strana, allungo una mano, da sotto il tavolo lentamente gli tocco il ginocchio, poi piano piano frugo verso l'alto, alla fine mi fermo alla tasca dei bluejeans, senza far rumore ci infilo due banconote [renminbi nel testo].

15 In quel momento noto che sul volto del ragazzo è improvvisamente apparsa una espressione di imbarazzo, il volto pallido come il mio. Ho sete, devo bere dell'acqua. Parlando abbozza un sorriso verso di me, salta giù dallo sgabello, a grandi passi si avvia verso il banco.

16 Mentre si avvia verso il banco, tra la gente intorno esplode all'improvviso un grido di donna, e subito molti altri si mettono a urlare. Sembra il grande casino della "carica dei 101". In un attimo il padrone e alcuni che sembrano personale di sicurezza, con una sorta di riso forzato, accompagnano fuori del bar quei tipi vestiti di nero forti come bronzi entrati poco prima. Quegli individui vestiti di nero hanno un aspetto mafioso al cento per cento, e quando mi passano accanto fiuto un odore pungente, l'odore emanato da ascelle di delinquenti.

17 Ho i sensi annebbiati, finito di bere il vino rimasto nel bicchiere realizzo all'improvviso di non avere più traccia del ragazzo. Quasi senza pensarci, esco dal bar seguendo quei tipi vestiti di nero.

18 L'atmosfera nel bar è eccitante e sanguinosa, la donna aggredita da quei tipi vestiti di nero piange e geme piano, mentre gli altri sembrano assaporare il gusto misterioso e violento portato da quei tipi vestiti di nero. Anch'io per un attimo tralascio di pensare al ragazzo, credo che lui, essendo piuttosto intelligente, abbia scelto il momento opportuno per darsela a gambe.

19 Sì, se fossi in lui, avrei voglia di scappare da una donna affaticata, ma bella in modo inusuale. Se davvero nasce un interesse per una donna così, è come saltare dentro un vortice che può inghiottire qualunque cosa. Lui non ce la fa a reggere il gioco, perciò scappa come annusa le impetuose folate della notte. Mi metto a ridere, questa sì che è un'idea carina.

20 Per strada brilla una luce simile a nebbia, i rami dei platani francesi mi lasciano sul viso disegni variegati. Vedo la figura del ragazzo, e davanti a lui, non lontano, camminano in fretta quei tipi vestiti di nero. Svoltano a un incrocio, e siccome uno di loro si gira per guardarsi le spalle, lui si ferma, e anch'io allora mi fermo. Perché non voglio proprio che quelle feroci pantere nere pensino che li sto tallonando.

21 Lui sta ancora fermo lì, come in un attimo di trance, poi si mette ad attraversare la strada. Di fronte c'è una piccola drogheria, lui ha le mani strette nelle tasche dei pantaloni, proprio dove gli ho infilato i soldi. Secondo me, vuole spendersi tutto in una volta. Evidentemente non è il tipo di "money boy" [in inglese nel testo] che pensavo, perciò forse non gli è piaciuto che io gli abbia dato i soldi. Allora mi avvicino.

22 È come se avesse percepito all'istante la mia comparsa, si gira subito. Resta un po' attonito, l'aria stanca, in piedi, fermo davanti a me come un freddo ago di metallo, congelato nella fioca luce della notte. Senza un sorriso lo fisso, e proprio in quest'attimo mi piace.

23 Hai dimenticato l'accendino. Lentamente tendo una mano, nel palmo c'è l'accendino d'argento, marca "Tedlapidus" [in inglese nel testo], che aveva lasciato sul tavolino.

24 Nello stringergli la mano la sento gelata, lui mi ondeggia vicino, come una corrente indistinta che non ho modo di evitare, di respingere, giusto o sbagliato che sia. Attraversiamo alti palazzi, ombre di alberi, la città nel neon, e nelle ombre lasciate dalla notte camminiamo veloci come due cani allo stremo, la fioca luce della luna ci si appiccica ai capelli come uno strato di polvere, una musica lieve e vagamente percepibile sale dalle fogne, noi e le nostre ombre siamo immersi nell'attimo perfetto di un incubo della notte più profonda. Sono stanca, mi sento gemere sottovoce, sono stanca sono stanca, portami a casa tua, voglio solo riposare un po'. Freddamente, la mia mano tiene stretta la sua, come due serpenti di metallo.

25 La stanza è grande, l' illuminazione soffusa, la musica fluttuante, la birra scura amara, la temperatura dell' acqua gradevole.

26 Siamo distesi insieme in una grande vasca verde e lussuosa, e ci spruzziamo l'acqua addosso. Non c'è provocazione, ardore, nulla. Bevendo, lentamente, stancamente ci laviamo l'un l'altro, come due persone asessuate. Occhi negli occhi, corpo a corpo, ferita su ferita, enigma su enigma. Sul volto dell'altro ritroviamo tracce conosciute.

27 È proprio una sensazione forte, quella che ci fa ritrovare i nostri simili anche in una metropoli materiale dell'epoca industriale. Io e il ragazzo usciamo dalla vasca, la pelle che brilla sotto la luce come il più costoso broccato antico.

28 Mi avvio dritta verso il suo letto, senza rumore mi stendo sul lenzuolo di raso a disegni opachi, chiudo gli occhi, e una sensazione di rilassamento si trasmette dalla punta delle dita a ogni parte del corpo, non so se sta per succedere qualcosa o no, comunque ora sto proprio bene, tranquilla e pulita. Il sonno mi chiude subito gli occhi, il letto mi culla avvolgendomi come un enorme stame, in una fragranza indistinta.

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29 Nel pallido chiarore della luna riesco a percepire che lui si è steso senza far rumore al mio fianco. Lo sento borbottare, forse spera che anch'io dica qualcosa, così poi tocca a lui ascoltare. Dice che il suo corpo è accogliente ma vuoto, come una bottiglia che aspetta di essere riempita, prima di addormentarsi vuole sentire qualcosa altrimenti non riesce a dormire. Ha bisogno si stancarsi all'eccesso per potersi finalmente addormentare, in passato per un certo periodo aveva preso sonniferi in gran quantità e incautamente una volta aveva perso conoscenza per tre giorni e tre notti, perciò ha paura di non riuscire a dormire oppure di non svegliarsi più. Puoi dirmi qualcosa ?, chiede sottovoce.

30 Un momento di silenzio. Ho la sensazione di stare già sognando. Che vorresti sapere? chiedo a bassa voce. La mia voce è come la colonnina di mercurio che scende gelato.

31 Parla di ciò che ti va! Ha il viso sui miei capelli, respira piano.

32 Vorrei dormire, sono stanca. Parlando mi giro, e mi sento emettere un leggero russare.

33 Percepisco vagamente che si alza dal letto, gira qua e là per la stanza, accende il giradischi, musica "techno" [in inglese nel testo] a basso volume. Poi mi sembra di sentirlo aprire la porta a vetri che dà sul balcone. La città a quell'ora deve davvero somigliare a una grande nave che naviga nel buio. La gente che sta sveglia nel cuore della notte è infelice, lui si sentirà depresso, vuoto, avviluppato in una oscura suggestione, in piena confusione.

34 Credo si sia riavvicinato al letto, senza rumore, forse mi sta guardando. Anch'io attraverso la luce riflessa del sogno vedo la donna che è stesa sul letto. Vedo la mia pelle che sotto la debole luce brilla di luce argentea, e resta immobile al tocco delle sue dita. Ho sul viso la tranquillità di una barca affondata, e un'ombra come di decadenza. Sì, assomiglio a una nave affondata in acque misteriose che all'improvviso appare su un orizzonte sconosciuto, con una incomprensibile formula magica reprimo i suoi sensi. Con le mani lui le è scivolato lungo tutto il corpo, assaporando ogni dettaglio di quella bellezza.

35 Ed eccolo impugnare la macchina fotografica, una macchina che sembra molto bella, e i gesti esperti con cui la maneggia lasciano capire che è un fotografo professionista. Da diverse angolazioni fotografa il suo corpo, i suoi lineamenti. Ogni scatto dell'otturatore provoca un'intensa eccitazione fisica, nell'istante in cui viene illuminata dal flash la donna viene violata ma anche lui è svuotato. Appena mi rendo conto che è tutto sudato, lui vola via. Non so nulla e non voglio nulla di ciò che vedo, ma so che lui mi piace.

36 Lascia la macchina fotografica sul morbido divano, mi abbraccia da dietro e si stende sul letto. Sono completamente abbandonata, come morta, mentre una mano invisibile manipola il desiderio del ragazzo, e sono convinta sia proprio la mia mano. A guardarli, i due hanno un'aria triste e poetica, l'improvviso zampillo punge il mio piccolo ventre. Lui si alza lentamente, tira fuori dal comodino un fazzoletto di carta e mi pulisce la schiena. Poi vola in bagno, il gorgoglio dell'acqua mi fa sentire putrida, ma sono troppo stanca, e sprofondo di nuovo nella fitta nebbia dei sogni.

37 Un uomo, la faccia del mio ex marito, è sepolto sotto un mucchio di vetri rotti, quando mi avvicino a piedi nudi mi fa le boccacce. Mi sanguinano i piedi, il romanzo che sto scrivendo sta imputridendo, ma quell'uomo è stato un tempo la forza motrice della mia vita e della mia scrittura. Non so quante volte ho sognato di ucciderlo, ma alla fine chi veniva strangolata a morte ero sempre io. Alla fine mi sveglio.

38 Ora è mattina presto, non c'è lo schermo delle tende, e un raggio dorato di sole splendente inonda il pavimento, in una allucinazione terminale.

39 Il ragazzo dorme sui miei capelli, ha l'aria tenera di un neonato, è completamente scomparsa l'aria indifferente e arrogante della notte. Piano piano gli scosto il viso, scendo dal letto, e cammino su e giù. La luce diretta del sole mi ha fatto venire mal di testa, tiro la tenda. Apro la porta del bagno ed entro.

40 Seduta sul water mi abbraccio la testa, la mattina presto sono sempre contagiata da qualcosa di simile alla malinconia, ogni nuovo giorno non so mai cosa devo fare. Entro nella vasca, l'acqua calda mi rilassa il corpo. Nel lavarmi il viso noto l'anello al dito, me lo tolgo e lo metto in un portasapone. Spero che quando lui farà la doccia si accorgerà di questo regalo.

41 È ancora il solito bar dall'odore dolciastro, caldo e incasinato. Seduta in un angolo osservo una donna non lontana che con fare esperto sta lanciando occhiate civettuole a un americano, mentre fuma ammiccante, sembra quasi una spia dell' "esercito di Stato". Nel bar dilaga un odore di saliva, di corpi, di profumo, di denaro, di sigarette e di fucili da caccia. Ma stasera non c'è il ragazzo a chiacchierare con me.

42 Mentre esco dal bar incontro di nuovo quei grossi attaccabrighe vestiti di nero. Uno di loro mentre mi passa accanto mi urta il seno, forse apposta. È un modo proprio ridicolo.

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43 Per caso, su una rivista di moda leggo un servizio dedicato al ragazzo. Vengo così a sapere come si chiama, cosa fa, e la sua storia. Il giornalista afferma che lui è uno dei migliori catcher della città, mentre lui ritiene che fare il fotografo gli fornisca un paio d'occhi diversi dalla massa della gente, le pupille gli si dilatano o si restringono quando appaiono belle prede. Ma questo viene da un istinto professionale, non sessuale, più di una volta ha pensato che alla fine sarebbe diventato un essere asessuato, pallido e sensibile, che poteva essere amato dagli uomini come dalle donne, lui vorrebbe proprio perdere la capacità di amare, proprio come chi trovandosi sempre sotto il maligno stimolo del buon cibo perde completamente il gusto. Si considera un fotografo competente, la sua esistenza costituisce la copia in miniatura, sensibile ma morbosa, di questa città dell'epoca postindustriale.

44 L'articolo è davvero ben scritto, ma sono un po' delusa. Nella pagina successiva sono pubblicate alcune sue opere, tra le quali stupita vedo anche me. È di sicuro una delle foto scattate quella notte, io con gli occhi chiusi sono stesa sul lenzuolo di raso a disegni opachi, davanti all'obiettivo appaiono belle le mie spalle e il collo, ma a guardar meglio sembra un bel cadavere su un fondale marino. Ha veramente afferrato quella sensazione di bellezza e di morte, in un certo senso mi ha davvero posseduta.

45 Non ho l'animo sereno, mi sento irrequieta. Tengo in mano la cornetta del telefono, non so se telefonargli o no.

46 Alla fine lascio perdere. In un attimo mi rendo conto che tutta la cupezza dell'epoca postindustriale si è di nuovo condensata nella mia testa, e non devo più fare stupidaggini. In più, lui non è proprio quel genere di persona, in quell'articolo ha addirittura dichiarato di voler diventare un essere asessuato. Io non sono in grado di fare la persona asessuata, ma posso fare la dura.

47 Un pomeriggio mi trovo a girare per l'opulenta via Huaihai, quando vedo per caso il giovane fotografo. Sembra intento a fotografare lo scorcio di strada davanti al grande magazzino Meimei.

48 Quasi contemporaneamente mi vede anche lui, e resta come stupefatto, poi mi corre incontro. Ho tutti i muscoli del corpo tesi, accelero il passo, supero di corsa l'edicola, l'aiuola spartitraffico, le vetrine colorate, gli scoraggianti manifesti pubblicitari. Il flusso congestionato della gente mi avvolge come un fiume appiccicoso, mi sento al sicuro, mi sento soffocare, sento che voglio gettarmi tra le sue braccia, senza alcun controllo. Alla fine perdo le sue tracce, e presa da un mancamento mi attacco al muro, senza muovermi.

49 So che mi piace ancora.

50 Nel lungo periodo successivo scrivo romanzi, confinata in una stanza. Scrittura senza capo né coda, allucinazioni da cima a fondo, una donna con le occhiaie nere, un treno d'epoca che si allontana piano. Non so se sono ancora viva.

51 Un anno dopo.

52 Ci incontriamo per caso, io e il giovane fotografo, al ricevimento di una famosa rivista. Ho da poco pubblicato un libro di successo, ha venduto 300 mila copie, su giornali grandi e piccoli sono state pubblicate più volte delle belle foto mie. Da amici ho avuto qua e là sue notizie, per un periodo è stato ricoverato in un ospedale psichiatrico, un posto molto bello, dove era stato lui a voler andare, e l'aveva considerato come un luogo di convalescenza, mi hanno anche detto che spesso vedeva una bella donna, piccola di statura, con i capelli corti, che era la moglie del capobanda di una cosca mafiosa, e andava pazza per il suo talento artistico, poi lui è stato ferito e la storia è finita.

53 Siamo alla festa, in piedi, in silenzio l'uno di fronte all'altra, e a lungo non sappiamo che dire. Sembra la scena di un film classico, furtivamente emergono spasmodici i ricordi e rimangono inesprimibili gli enigmi. Negli occhi dell'altro vediamo noi stessi, silenziosi, ma c'è anche un lieve bisbigliare, una sensazione che sale tra le braccia in una invisibile corrente.

54 D'improvviso si mette a ridere, mi mostra la mano sinistra, all'indice ha il mio anello fluorescente, che sotto la luce brilla violaceo, come occhi di un piccolo animale.

55 Ti piace?, chiedo.

56 Annuisce, rivelando una espressione felice. Mi piace tantissimo. Dice.



Zhou Weihui, Shuo ba! Shuo ba!

(Tratto dalla raccolta completa delle opere della scrittrice Zhou Weihui Weihui zuopin quanji, edita Songfang wenyi chubanshe, Shanghai 2000, reperibile solo in forma clandestina — traduzione di Clara Bulfoni: da Tuttocina.it)

(Immagini: Hao Shiming)

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