(Uno screensaver "mastelliano" creato da Filippo Ricca — clicca sull'immagine per scaricarlo)
«La puntata numero 2000 di Omnibus Estate, celebrata il 30 giugno dal conduttore Andrea Molin, riabilita totalmente la figura di Clemente Mastella, l’ex ministro della Giustizia che fece cadere il governo Prodi, premiato dal Pdl con l’elezione al Parlamento Europeo (112.000 preferenze).
Tra gli ospiti in studio insieme all’ex ministro, Claudio Tito di Repubblica, Stefano Zurlo del Giornale, Giuseppe Sottile del Foglio, Giorgio Tonini del Pd ed il giornalista Oliviero Beha.
E’ proprio Beha a stuzzicare per primo Mastella: “perché ha fatto il Ministro della Giustizia?”. Risposta: “Ovvio che feci obiezione, essendomi solo interessato qualche volta di filosofia del diritto e sapendo di non essere certamente un giureconsulto”. “Quindi la garanzia era essere inesperto” lo incalza Beha. “La garanzia era essere un politico, perché la politica non richiede di esser tecnici”.
Non occorre mica esperienza giuridica per fare il ministro della Giustizia!
Ma la “missione” di Mastella era chiara: “Alcuni grandi saggi come Andreotti mi chiesero di mediare. Mi dissero è opportuno vada uno che non si è mai interessato di politica giudiziaria, al di fuori delle vicende giudiziarie, per arrivare a realizzare una condizione di armonia tra la politica e la magistratura”. Insomma dopo 5 anni burrascosi tra l’Anm ed il guardasigilli Castelli (ex ingegnere quindi inesperto di giustizia) ecco la famosa “Pax Mastelliana” (ribattezzata così dai Radicali).
In un anno e mezzo Mastella prova ad accontentare tutti, distribuendo poltrone alle varie correnti togate dell’Anm, riempiendo gli uffici giudiziari di componenti di Magistratura Democratica, Movimento per la Giustizia, Unità per la Costituzione, quelli di destra, di sinistra e di centro.
Ma incontra sulla sua strada un pm autonomo e indipendente, Luigi De Magistris, che pagherà caro le tentazioni di fare l’eroe in terra calabro lucana.
Nel corso del dibattito in studio emergono però una serie di falsità e illazioni senza un vero contraddittorio.
Stefano Zurlo, penna berlusconiana de Il Giornale, definisce “fumose” e “senza consistenza” buona parte delle inchieste che avrebbero “travolto” Mastella. Eppure l’indagine di S.Maria Capua Vetere si è conclusa da poco e ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio per Mastella e consorte.
Sull’inchiesta Why Not lo stesso Mastella attraverso un’azione disciplinare e con la complicità dell’intricato verminaio del tribunale di Catanzaro, riuscì a far fuori il pm che indagava su di lui, nonostante fossero ampiamente provati i suoi rapporti personali con l’imprenditore Saladino, il principale indagato di Why Not.
Mastella lamenta “un sistema violento che mi fa paura” e afferma di essere stato iscritto nel registro degli indagati 20 giorni dopo l’azione disciplinare su De Magistris. In realtà Mastella aveva chiesto il trasferimento per incompatibilità ambientale il 21 settembre 2007, ma già sapeva di essere sotto indagine e che di lì a poco sarebbe scattata l’ iscrizione nel registro degli indagati.
Il ministro viene così iscritto il 14 ottobre 2007, con il quotidiano Libero che dà la notizia per primo, sulla base di oscure fughe di notizie che fanno cadere la colpa sullo stesso pm, accusato di rivelare atti d’indagine coperte dal segreto. Il 19 ottobre il procuratore Dolcino Favi avoca a sè l’inchiesta Why Not e fa perquisire la cassaforte dell’ufficio del pm prelevando gli atti dell’inchiesta a sua insaputa.
Mastella afferma anche di essere stato indagato per un presunto affare di 150.000 euro al Ministero della Giustizia due anni prima che diventasse ministro. Peccato che al momento di far fuori De Magistris, con la revoca dell’inchiesta e la successiva archiviazione di Mastella, nessuno aveva chiesto o specificato se l’ iscrizione del pm nel registro degli indagati fosse riferita al suo ruolo di senatore o ministro.
Una congiura bella e buona, camuffata e rivoltata ad arte per gli ignari spettatori mattutini di La7.
Sempre Stefano Zurlo nega i contatti di Luerti, l’ex presidente dell’Anm, con l’imprenditore Saladino: “fantomatico rapporto inesistente”.
In realtà Luerti è membro di “Memores Domini”, un’organizzazione religiosa che gravita attorno Comunione e Liberazione. Da magistrato a Catanzaro conosceva bene Saladino (presidente della Compagnia delle Opere e molto vicino a Cl) ed aveva frequenti rapporti con Mastella e Chiaravalloti, l’ex presidente della Giunta regionale (quello della profezia su De Magistris:“passerà i suoi anni a difendersi”). Proprio per i suoi contatti poco chiari con gli indagati fu costretto a dimettersi da Presidente dell’Anm.
In questo tripudio di informazioni false e manipolatorie svetta l’unico esponente dell’opposizione (si fa per dire): Giorgio Tonini del Pd. Che gela gli ospiti con una prova di forza: “Mastella ha fatto bene perché in continuità con il dialogo invocato da Napolitano”, aggiunge con sprezzo del pericolo che “il presidente ha sempre ragione”. Conclude con un attacco frontale senza precedenti: “Chi cerca il punto di incontro e di equilibrio scontenta gli estremisti, quelli che vogliono la guerra. E’ esattamente quello che è successo, di cui Mastella è stato vittima”.
Morale della puntata: De Magistris estremista, esponente di un partito di “tagliagole” (Giuseppe Sottile, ipse dixit), Mastella martire della giustizia.
L’informazione italiana nell’anno 2009.»
Elia Banelli, Se La7 riabilita Mastella (da Articolo 21.info)
«La puntata numero 2000 di Omnibus Estate, celebrata il 30 giugno dal conduttore Andrea Molin, riabilita totalmente la figura di Clemente Mastella, l’ex ministro della Giustizia che fece cadere il governo Prodi, premiato dal Pdl con l’elezione al Parlamento Europeo (112.000 preferenze).
Tra gli ospiti in studio insieme all’ex ministro, Claudio Tito di Repubblica, Stefano Zurlo del Giornale, Giuseppe Sottile del Foglio, Giorgio Tonini del Pd ed il giornalista Oliviero Beha.
E’ proprio Beha a stuzzicare per primo Mastella: “perché ha fatto il Ministro della Giustizia?”. Risposta: “Ovvio che feci obiezione, essendomi solo interessato qualche volta di filosofia del diritto e sapendo di non essere certamente un giureconsulto”. “Quindi la garanzia era essere inesperto” lo incalza Beha. “La garanzia era essere un politico, perché la politica non richiede di esser tecnici”.
Non occorre mica esperienza giuridica per fare il ministro della Giustizia!
Ma la “missione” di Mastella era chiara: “Alcuni grandi saggi come Andreotti mi chiesero di mediare. Mi dissero è opportuno vada uno che non si è mai interessato di politica giudiziaria, al di fuori delle vicende giudiziarie, per arrivare a realizzare una condizione di armonia tra la politica e la magistratura”. Insomma dopo 5 anni burrascosi tra l’Anm ed il guardasigilli Castelli (ex ingegnere quindi inesperto di giustizia) ecco la famosa “Pax Mastelliana” (ribattezzata così dai Radicali).
In un anno e mezzo Mastella prova ad accontentare tutti, distribuendo poltrone alle varie correnti togate dell’Anm, riempiendo gli uffici giudiziari di componenti di Magistratura Democratica, Movimento per la Giustizia, Unità per la Costituzione, quelli di destra, di sinistra e di centro.
Ma incontra sulla sua strada un pm autonomo e indipendente, Luigi De Magistris, che pagherà caro le tentazioni di fare l’eroe in terra calabro lucana.
Nel corso del dibattito in studio emergono però una serie di falsità e illazioni senza un vero contraddittorio.
Stefano Zurlo, penna berlusconiana de Il Giornale, definisce “fumose” e “senza consistenza” buona parte delle inchieste che avrebbero “travolto” Mastella. Eppure l’indagine di S.Maria Capua Vetere si è conclusa da poco e ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio per Mastella e consorte.
Sull’inchiesta Why Not lo stesso Mastella attraverso un’azione disciplinare e con la complicità dell’intricato verminaio del tribunale di Catanzaro, riuscì a far fuori il pm che indagava su di lui, nonostante fossero ampiamente provati i suoi rapporti personali con l’imprenditore Saladino, il principale indagato di Why Not.
Mastella lamenta “un sistema violento che mi fa paura” e afferma di essere stato iscritto nel registro degli indagati 20 giorni dopo l’azione disciplinare su De Magistris. In realtà Mastella aveva chiesto il trasferimento per incompatibilità ambientale il 21 settembre 2007, ma già sapeva di essere sotto indagine e che di lì a poco sarebbe scattata l’ iscrizione nel registro degli indagati.
Il ministro viene così iscritto il 14 ottobre 2007, con il quotidiano Libero che dà la notizia per primo, sulla base di oscure fughe di notizie che fanno cadere la colpa sullo stesso pm, accusato di rivelare atti d’indagine coperte dal segreto. Il 19 ottobre il procuratore Dolcino Favi avoca a sè l’inchiesta Why Not e fa perquisire la cassaforte dell’ufficio del pm prelevando gli atti dell’inchiesta a sua insaputa.
Mastella afferma anche di essere stato indagato per un presunto affare di 150.000 euro al Ministero della Giustizia due anni prima che diventasse ministro. Peccato che al momento di far fuori De Magistris, con la revoca dell’inchiesta e la successiva archiviazione di Mastella, nessuno aveva chiesto o specificato se l’ iscrizione del pm nel registro degli indagati fosse riferita al suo ruolo di senatore o ministro.
Una congiura bella e buona, camuffata e rivoltata ad arte per gli ignari spettatori mattutini di La7.
Sempre Stefano Zurlo nega i contatti di Luerti, l’ex presidente dell’Anm, con l’imprenditore Saladino: “fantomatico rapporto inesistente”.
In realtà Luerti è membro di “Memores Domini”, un’organizzazione religiosa che gravita attorno Comunione e Liberazione. Da magistrato a Catanzaro conosceva bene Saladino (presidente della Compagnia delle Opere e molto vicino a Cl) ed aveva frequenti rapporti con Mastella e Chiaravalloti, l’ex presidente della Giunta regionale (quello della profezia su De Magistris:“passerà i suoi anni a difendersi”). Proprio per i suoi contatti poco chiari con gli indagati fu costretto a dimettersi da Presidente dell’Anm.
In questo tripudio di informazioni false e manipolatorie svetta l’unico esponente dell’opposizione (si fa per dire): Giorgio Tonini del Pd. Che gela gli ospiti con una prova di forza: “Mastella ha fatto bene perché in continuità con il dialogo invocato da Napolitano”, aggiunge con sprezzo del pericolo che “il presidente ha sempre ragione”. Conclude con un attacco frontale senza precedenti: “Chi cerca il punto di incontro e di equilibrio scontenta gli estremisti, quelli che vogliono la guerra. E’ esattamente quello che è successo, di cui Mastella è stato vittima”.
Morale della puntata: De Magistris estremista, esponente di un partito di “tagliagole” (Giuseppe Sottile, ipse dixit), Mastella martire della giustizia.
L’informazione italiana nell’anno 2009.»
Elia Banelli, Se La7 riabilita Mastella (da Articolo 21.info)
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